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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


debbe intendere, egli è da sapere che il fiume Acheloo nasce dal monte Pindo, sì come scri-
ve Plinio; et afferma Vibio Sequestro dei fiumi ch'egli fu il primo che cavasse la terra.
Et (sì come dice l'istesso Plinio) divide l'Arcanania dall'Etolia, et scorrendo per li con-
fini dei Perebi si difonde nel porto di Malega tenendo dirimpetto alla bocca l'isole Thi-
nide, delle quali per lo continuo gittar della terra ne congiunse alcune alle vicine. Il
contrasto poi tra lui et Hercole, dove scriveremo le fatiche di quello secondo il poter
nostro le esporremo. Ch'egli poi fosse il primo che ponesse il vino nelle tazze, istimo
gli antichi non haver voluto intender altro eccetto ch'egli fosse il primo ch'in Grecia
piantasse le vigne, le quali pria non erano in uso, et così da quel primo loco essersi trat-
<t>o il vino. Delle Sirene poi, si dirà di sotto.
Le Sirene figli-
uole d'Acheloo.
Afferma Fulgentio et Servio che le Sirene furono tre, et
figliuole d'Acheloo et della Musa Calliope; l'una de' quali dicono
che canta a voce, l'altra con la cettra, l'altra col Flauto. Ma Leon-
tio vuole che fossero quattro, così chiamate: Aglaosi, Telciope, Pisno
et Ilige, facendole figliuole d'Acheloo et della Musa Tersicore, ag-
giungendo che la quarta canta nel timpano. Dice Ovidio che queste
furono compagne di Proserpina, et che essendo rapita la cercarono molto; la quale non
potendo da loro essere ritrovata, furono alla fine converse in marini monstri c'hanno
la faccia di donzelle et il corpo fino all'ombelico di femina, da indi in poi sono pesci; i
quali dice Alberigo essere alati et haver i piedi di gallina, et che essendole rimasta l'
arte della melodia della quale erano ammaestrate prima che si cangiassero, cantano dol-
cemente. Oltre ciò (secondo Servio) prima appresso Peloro promontorio di Sicilia, indi
appresso l'Isola Capraia se n'andarono. Ma Plinio dice che Napoli di Calcidia ancho,
et essa Partenope dalla tomba delle Sirene essere detta Sirene. Et così vegniamo ad haver
cinque Sirene. Indi poco da poi dice l'istesso Plinio Sorento con il promontorio di Mi-
nerva essere una certa Sirene. Aristotele poi dove tratta delle Maravigliose Cose da Udi-
re
dice: Nell'ultimo dell'Italia, dove il Peloro fesso dall'Apennino concede l'addito al ma-
re Tirreno nello Adriatico, esservi l'isole Sireniche, et ivi a quelle essere un tempio sa-
cro edificato, nel quale molto con sacrifici sono honorate; le quali essendo tre, non è fuo-
ri di proposito ricordare i loro nomi. L'una di quelle adunque si chiama Partenopea; la se-
conda Leucosia; la terza Iglia.
Questo egli narra. Appresso dicono che queste con la dol-
cezza del suo canto fanno adormentare i nocchieri, et adormentati gli annegano, et al-
la fine affogati gli divorano; là onde gli antichi le dipingevano nei prati nel mezzo
dell'ossa de' morti. Et alcuni vogliono ch'elle si morissero per doglia, non havendo potu-
to tirare a sé Ulisse che d'ivi passava, sì come nell'Odissea descrive Homero; questo di
loro mi ricordo haver letto, onde quello che sotto sopra ciò si comprenda è d'avertire. Pri-
ma degli altri Palefatto nel libro delle Cose Incredibili scrive queste esser state meretrici


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