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Catullus, Gaius Valerius - Carmina » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 132r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


nare la fistola tanto fece che lo toccò con il caduceo, et constrinse tutti gli occhi
di quello a un tratto chiudersi in sonno. Indi fattolo adormentare con un coltel-
lo lo amazzò; il che veduto da Giunone, ella tolse gli occhi d'Argo et gli pose alla
coda del pavone suo uccello. Alla giuvenca poi tal furia fece venire ch'ella si diede
di sorte a fuggire che, passati molti paesi, non prima si fermò che giunse in Egit-
to, dove riposò, et a' prieghi di Giove da Giunone le fu ritornata la primiera for-
ma; et (sì come la maggior parte vuole) a Giove partorì Epapho et il mandò ad
Api suo nepote, et di Io dagli Egitii fu detta Isis. Della cui favola doppio esse-
re il sentimento istimo, cioè il naturale et l'historico; de' quali il naturale tengo ta-
le. Cioè che in questo luogo (secondo l'openione di Macrobio) Giove si debba pi-
gliare in vece del Sole, il quale Sole ama la figlia del fiume Inaco, cioè l'humi-
dità vitale del senso humano, per operare in quella et fare quello che dice Ari-
stotele, l'Huomo; et il Sole genera l'huomo, la quale humidità, secondo la fittio-
ne figliuola d'Inaco, allhora con tenebre circonda quando nel ventre della madre
per opra sua accresce il conceputo parto, et il conserva; le quali tenebre poi Giuno-
ne, cioè la Luna, alla quale s'appartiene ampliare i meati dei corpi, alhora risolve, che è
chiamata, secondo l'antico costume, percioché era tenuta dea dei parti. Conduce quel-
lo a termine in luce, il quale già il Sole havea trasformato in vacca, cioè con l'hu-
midità del human seme havea fatto animale; et però l'huomo si dice transformato in
vacca perché sì come la giuvenca è animale fruttuoso et faticoso; così l'huomo, il
quale, sì come l'uccello al volo; et esso nasce alla fatica, la quale se è fruttuosa
esso Iddio il sa. Finalmente questi già nato è dato in guardia ad Argo, cioè alla
ragione; la quale veramente sempre ha molti occhi che per salute nostra veg-
ghiano. Ma Mercurio, cioè l'astutia della piacevol carne, col caduceo, cioè con
le acutissime persuasioni, fa adormentare la ragione et la amazza; et havendo vinta
et gittata quella a terra, Giunone, cioè la concupiscenza de' regni, delle preminen-
ze et ricchezze manda alla vacca, che è l'humano appetito, la rabbia, cioè lo stimolo
della sollecitudine d'acquistare. Là onde noi infelici pigliamo il corso, andiamo va-
gando, et qua et là siamo travagliati, cercando riposo in quelle cose nelle quali
non che vi sia queste, ma vi è una tale continoua fatica che all'ultimo guida noi
affaticati in Egitto, cioè nelle tenebre esteriori, dove è il pianto et lo stridor de' den-
ti. Et se a noi per gratia divina non è concesso aiuto diventiamo Isis, cioè ter-
ra, perché Isis così s'interpreta; et da tutti sì come cosa vile et abietta siamo
calcati. Et questo si è detto in quanto al senso mistico et naturale. All'histo-
riale poi parmi che basti quanto di sopra s'è detto di Isis figliuola di Prometeo,
se questa più tosto vogliamo essere che quella Isis Egittia. Ma Theodontio et Leon-
tio chiaramente negano questa Io essere passata in Egitto, né mai havere havuto no-
me Isis; anzi l'uno di loro dice quella havere regnato appresso gli Ioni, et da
sé con tale nome haverli chiamati. A' quali, come che molto l'auttorità d'O-
<vi>dio vi sia contraria, tuttavia le toglie molta fede la inconvenevolezza dei


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