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Vergilius Maro, Publius - Aeneis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 9v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


tanto ordine che, mentre con continuo tratto è guidata a incerto et diterminato fine, ci
faccia un'armonia non punto differente da quella dei buoni cantori; il che è da credere do-
ver esser gratissimo a Iddio. Perché dicessero poi questa Nimpha essere stata d'Arcadia et
tramuttata in cannelle, penso perché, come piace a Theodontio, gli Arcadi furono i pri-
mi che, imaginatisi il canto, mandando fuori per cannelle lunge et corte il fiato trovaro-
no quattro differenze di voci; indi ve n'aggiunsero tre. Ultimamente, quello che facevano
con molte cannelle ritirarono in una fistola con i forami vicini alla bocca del soffiante, con
l'imaginatione dei più lontani. Ma dice Macrobio questa inventione di Phitagora essere
stata cavata dai colpi dei martelli piccioli et grandi. Giuseppe poi nel libro dell'Antichi-
tà de' Giudei
vuole il Iubal, molto più antica inventione, essere stato ritrovamento di Iubalcaim
suo fratello al tintinir dei martelli; il quale fu fabbro. Ma perché a' quei c'hanno finto ha
paruto più vero gli Arcadi essere stati gl'inventori, percioché forse in quella età trappas-
savano gli altri con la fistola, hanno voluto quella essere stata d'Arcadia. Che Siringa poi
sprezzasse i Satiri, et Pan fuggendo, et che fossi ritardata dal Ladone, et indi per aiuto
delle Nimphe convertita in canna, circa i nostri canti, al mio giudicio nasconde alcuna consi-
deration buona. Perché costei sprezzati i Satiri, cioè gl'ingegni rozzi, fuggì Pan, cioè
l'huomo atto et nato alle cose musicali; né veramente fuggì l'atto, ma per istima del de-
siderante, nella cui prolungatione pare che cessi quello che disia. Questa poi viene ferma-
ta dal Ladone, fino attanto che si fornisce l'instrumento da mandar fuori l'opra compiuta.
È il Ladone un fiume s'una ripa, che nodrisce cannelle della sorte che dicono Siringa esser-
si tramutata, de' quali poi habbiamo conosciuto la fistola essersi composta. Là onde dob-
biamo intendere che, sì come la radice dei calami è infissa nella terra, così ancho l'opra del-
l'arte della musica, et indi il canto ritrovato, tanto sta nascosto nel petto dell'inventore
quanto vien prestato l'instrumento da mandarlo fuori; il che si fa delle cannelle con l'aiuto
dell'humidità ch'esce dalla radice. Onde messolo insieme, l'armonia n'esce con l'aiuto del-
l'humidità dello spirito, ch'eshala. Percioché se fosse secco nessuna dolcezza sonora, ma
più tosto un muggito n'uscirebbe, sì come veggiamo farsi del foco mandato per le cannelle.
Così in calami pare che sia convertita Siringa, percioché per le cannelle risuona. Oltre di
ciò, fu possibile dall'inventor della fistola al primo tratto haver ritrovato le cannelle a
questo effetto appresso il Ladone; et così dal Ladone ritenuto. Resta vedere quello che po-
terono imaginarsi circa l'imagine di Pan; nella cui istimo gli antichi haver voluto descri-
vere l'universal corpo della natura così delle cose agenti come delle patienti, come sareb-
be a dire intendendo per li corni diritti verso il cielo la dimostratione dei corpi sopra
celesti, la quale con doppio modo intendiamo, cioè con l'arte per la quale investigando co-
nosciamo i discorsi delle stelle, et per lo cui sentimento sentimo in noi le infusioni. Per l'ac-
cesa faccia di lui, l'elemento del foco, al cui istimo che volsero essere da pigliar l'aere con-
giunto, il qual così congiunto, dissero alcuni esser Giove. Per la barba poi, che dimostra la
virilità, giudico haver voluto intendere la virtù attiva di questi due elementi così congiun-
ti, et appresso la loro operatione in terra et in acqua, mentre allungarono quella insino
al petto et alle parti più basse. Indi che fosse coperto d'una pelle machiata, lo fecero ac-


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