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Seneca, Lucius Annaeus - Medea » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 143r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


desideroso, et rubatore de' luoghi. Oltre ciò è inditio d'opra che s'appartiene alla agri-
coltura, di misure di terre, di divisioni, di peregrinationi, di lunghe et faticose prigio-
ni, di tristitie, d'affanni, di travagli d'animi, d'inganni, d'afflittioni, destruttioni, perdite
di morti et loro reliquie, de' vituperi, ladronezzi, di cavar sepolchri, di vili huomini
et spadaccini; le quai tutte cose per essere conformi all'huomo Saturnino, liggiermente
ogni aveduto le potrà conoscere, et ancho più a pieno nelle seguenti scritture le narre-
remo. Ma ci resta vedere quanto siano conformi a Saturno, del quale hora si parla. Ei
si finge mesto per dimostrare la melanconica complessione et le doglie dell'essilio. Vec-
chio, perché quando fu cacciato era tale, et perché i vecchi sono di brutto volto, et per
lo più di fetido fiato, et perché egli valse del consiglio et dell'astutia, della quale gran-
demente i vecchi sono potenti. Vollero che havesse il capo involto per designare il fo-
sco aspetto della Stella di Saturno, l'habito d'uno che fugga, l'occolta sagacità dei Sa-
turni, i pensieri et le simulationi. Il chiamarono tardo, perché per la gravezza dei mem-
bri i vecchi sono lenti al caminare, tardi all'ira, et il corpo d'esso pianeta tardo; atten-
to che dimora quasi trent'anni col suo corso a fornire il cerchio del zodiaco, il che fanno
gli altri in molto minor spatio. Sporco poi lo fingono, secondo il mio giudicio, perché è
proprio di Saturno il concedere costumi dishonesti, overo perché, secondo il vecchio co-
stume cacciato del regno et posto in miseria, andò da Iano che il raccolse tutto straccia-
to et colmo di miseria; overo per dimostrare che quelli che essercitano l'agricoltura de-
licatamente non ponno vivere. È ornato della falce accioché intendiamo che per lui a-
gli Italiani venne in cognitione il coltivar la terra, che prima ci era nascosto. Dichia-
rate adunque queste cose, piacemi scrivere quello che a lui in essiglio avenisse, quello che
vivendo oprasse, et quello che ancho a lui morto fosse attribuito. Essendo egli vinto,
scacciato et in ogni loco dal figliuolo perseguitato, ultimamente venne in Italia, come
mostra Vergilio dicendo:
Il primo fu Saturno, il qual fuggendo
L'armi di Giove ne l'Italia venne,

Et essule acquistò novi reami.


Nell'Italia poi (secondo Macrobio) fu da Iano ricevuto:
Et un genere indocile, et disperso
Negli alti monti, poi compose insieme;
Gli diede leggi, et piacqueli chiamare
L'Italia Latio; percioché securo
Stette in quelle contrade; nel qual tempo
(Dicono) quella età stata esser d'oro
Sotto tal re; così benignamente
Et in pace quei popoli reggeva.

Ricevuto dagli Italiani, a quelli mostrò molte cose da loro prima non conosciute; et tra
l'altre fino hora facendosi la moneta di pelli di pecore indurate dal foco, egli fu il pri-
mo che fece stampare moneta di metallo col nome dell'inventore, facendovi da una par-
te scolpire la testa di Iano, che lo raccolse, con due faccie, et dall'altra una nave, percio-
ché fuggendo venne in nave; et questo fece affine che tra i posteri durasse la memoria
della sua venuta. Nondimeno pare che Ovidio voglia ciò essere stato fatto dai posteri,
dove nel libro de' Fastis scrive:
La causa della nave v'è di sopra
Come venne con lei nel tosco fiume.


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