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Biblia, Io » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 147r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


tone che, se ciò avenisse, sarebbe stato cosa possibile ch'egli a lui ancho fosse penetra-
ta la luce del giorno, là onde salendo sopra il suo carro per vedere quali fossero i fonda-
menti della Tinacria uscì dell'Inferno; così andando d'intorno all'isola non lontano da
Siracuse vide Proserpina, che con alcune altre sue compagne andava cogliendo fiori.
De la quale, perché sprezzava i fuochi di Venere, avenne che subito s'innamorò Plu-
tone, et però scendendo a terra con la carretta rapì la donzella, che di ciò nul-
la temeva; et portandola all'Inferno se la fece moglie. Dicono appresso che di
costui la Veneratione overo Riverenza fu figlia. Indi attribuiscono il cane Cerbe-
ro con tre fauci guardiano del regno, il quale vogliono che fosse d'incredibile fierez-
za et divoratore del tutto; di cui Seneca Tragico nella Tragedia d'Hercole Furio-
so
così dice:
Oltre di questo appare
Del reo Dite la casa;
Dove il gran stigio cane,
Con crudeltà smarrisce l'ombre, et l'alme.
Sta questi dibattendo
Tre smisurati capi,
Con spaventevol suono,
La porta difendendo del gran regno.
Vi giran Serpi al collo,
Horridi da vedere
Et a la lunga coda
Vi giace sibillando un fiero drago.

Et quello che va dietro. Queste tali cose istimo io che siano da intendere in tal modo. La-
tinamente (secondo Fulgentio) significando Plutone l'istesso che fa ricchezza, però tengo
che dai Latini sia detto Dispadre, quasi come di divitie cioè ricchezze padre, et che
sia cosa chiara le ricchezze essere in Terra caduche et in terra cavarsi; onde essendo la
terra chiamata Opi, sì come più volte è stato detto di sopra, meritamente Plutone è det-
to figlio di Opi. Ma perché le prime ricchezze in parte dalla coltura della terra si mani-
festarono, non essendosi ancho ritrovato l'oro, et Saturno insegnò la coltura della ter-
ra, ragionevolmente è stato detto padre di Plutone. Si concede la città di ferro, et The-
siphone per guardia delle ricchezze, affine che conosciamo le ferrigne menti de-
gli avari et le crudeltà et iniquità loro d'intorno la guardia et il conser-
var di quello. Vuole Vergilio che nessun giusto non possa entrare in questa città,
quando dice:
Punto non lece ad alcun casto entrare
La scelerata porta.

Affine che si conosca che senza ingiustitia non si può cercare né serbare le ricchezze.
In questa città dell'ostinato Inferno, il nostro Dante descrive i tormenti di quelli i quali
non hanno havuto nessuna carità verso il prossimo, né amore verso Dio. Per la stanza poi,
et per le circonstanti ansietadi dei molti pensieri, si debbono intendere le insopportabili
fatiche in acquistar le ricchezze et le paure di perderle, con le quali sono crucciati quel-
li che stanno con la gola aperta. La carretta poi non è altro che i giri di quei che deside-
rano arricchire, la quale è guidata da tre ruote per dinotar la fatica et il pericolo di chi
viva d'intorno, et la incertezza delle cose future. Così dice ancho tre essere i cavalli, il
primo de' quali si chiama Metheo, che viene interpretato oscuro, affine che per quel-
lo si comprenda la pazza deliberatione d'acquistare quello che poco fa mistiero,


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