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Galenus, Claudius (Pseudo) - De ordine utriusque ordinis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 153v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


l'aere possa di oprare, et la terra et l'acqua di patire; et così oprando i superiori con
gl'inferiori (prestandoli aiuto i corpi sopracelesti) appresso noi si genera il tutto. Quando
poi, come l'istesso Servio dice, Giove solamente si mette per foco et Giuno per l'aere, sì
per ragione della conformità della vicinanza come della sotiglianza et liggierezza, si di-
cono esser fratelli. Theopompo nei versi Cipriaci et Hellano nella Diospoliticha voglio-
no Giunone da Giove esser legata con catene d'oro, et posta appresso gl'incudi di ferro;
i quali penso non habbiano voluto intender altro eccetto l'aere esser astenuato dalla du-
rezza et frigidezza della terra, et con catene d'oro, cioè per continuatione successiva
della luce, congiunto al foco. D'intorno a tal materia in questo modo Tullio parla: Dispu-
tano gli Stoici, che l'aere traposto fra il mare et il cielo è sacrato al nome di Giunone,
la quale è sorella et moglie di Giove; il che è simiglianza d'aere, et somma congiuntione con
lei. Effeminarono adunque lui, et il diedero a Giunone. Nessuna cosa veramente è più mol-
le dell'aere;
et quello che segue. Oltre ciò, chiamarono Giunone Reina Dea dei regni et
et delle ricchezze; la quale da Fulgentio è descritta col capo velato et col scettro in mano,
non volendo (come credo) esprimer altro che quella parte dove consistono i regni et le
ricchezze, perché habbiamo già detto Giunone essere la terra, dove è assai palese che stan-
no i regni del mondo. Adunque in sé tenendo i supremi regni è dea dei reami, il che per lo
scettro si dinota; così con questa medesima ragione è dea delle ricchezze. Percioché, sì come
nelle viscere tiene tutti i metalli et le cose pregiate, il che si comprende per lo capo velato,
et nella superfitie le biade, tutti i frutti et gl'armenti, ne' quai veramente consistono le ric-
chezze terrene, da sé il dimostra. Vogliono che fosse dea dei matrimoni, percioché per lo
più col mezzo della dote si fanno i maritaggi, la qual dote è parte di ragione di Giunone.
Oltre ciò in alcune cose credettero Giunone essere la Luna, et ch'ella potesse molto d'in-
torno gli atti humani, et spetialmente circa i movimenti di loco a loco; et di qui hanno te-
nuto Giunone per la strada guidare le spose che partono dalle case dei padri et vanno a
quelle dei mariti, onde l'hanno chiamata Iterduca; overo per altra ragione, percioché furo-
no soliti gl'antichi mandar di notte le spose a marito, attento che elleno si vergognavano
di giorno andar a perdere l'honestà. Et perché mentre la Luna luceva pareva ch'ella le
mostrasse il camino, fu chiamata Iterduca; onde percioché ancho con tal guida pareva
ch'ella fosse la prima che le conducesse nelle case de' mariti, fu ancho detta Domiduca. In-
di, perché le vergini venendo sotto la guida di Giunone alle porte dei sposi, secondo l'an-
tico costume, con varie ontioni ongevano le porte, da tali untioni fu nomata Unxia, et
le spose Unxores; et poi come dice Alberigo s'è venuto a tanto che sono dette Uxores,
et volgarmente mogli. Dice Fulgentio che è chiamata dea di quelle che partoriscono
perché le ricchezze, de' quali ella è regina, sempre ne partoriscono dell'altre; il che sempli-
cemente non è vero di tutte. Anzi è detta dea delle donne che partoriscono perché la Lu-
na, tenuta una cosa medesima insieme con Giunone, fu solita da quelle che partorivano
essere sotto il nome di Lucina invocata; et secondo Macrobio dicevano che in potere
di Giunone era il far tosto allargare i meati et le vene dei corpi delle donne nel tempo
del parto, il che alle donne è di molta salute; et allhora in greco viene detta Artemia,


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