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Homerus - Odyssea » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 154r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


latinamente come sarebbe seccante l'aere. Le fu attribuita la carretta per dinotare il con-
tinuo giro dell'aere d'intorno la Terra. Le furono aggiunte l'armi percioché a' guereg-
gianti, et massimamente per cagione di ricchezze et Stati, pare ch'ella gli le conce-
da, prepari et dimostre. Dicono che le Nimphe sue serventi sono quattordici, accioché co-
nosciamo altrettanti accidenti per cagioni diverse nell'aere essere generati, sì come la se-
renità, l'impeto de' venti, le nubi, la pioggia, la tempesta, la neve, la rugiada, i folgori, i
tuoni, le comete, l'arco celeste, i vapori infiammati, i baleni et i nuvoli. Nondimeno al-
cuni ne descrivono alcune altre aggiungendovi altre cose appartenenti alla Terra, come
è il terremoto, che manda fuori in Terra gl'incendii et simili cose. Ma la più famiglia-
re di tutte queste serventi che sia attribuita a Giunone dai Poeti è Iris, la quale volsero
che fosse figlia di Thaumante, cioè dall'ammiratione, percioché essendo Iris l'arco celeste
egli si vede di colori diversi, et d'apparenza maraviglioso. Attribuiscono costei a Giu-
none, dea delle ricchezze, accioché per la sua piegatura di vari colori dipinta vengano a
designare gli ornamenti delle ricchezze, le quali per lo suo splendore sono maravigliose;
et sì come questa Iris così bella in un subito si dissolve, così gli splendori dei ricchi in un
momento spariscono. Volse ch'ella fosse detta Iris, quasi Erim, il che significa contrasto;
attento che per le ricchezze nascono molte discordie, et di qui alcuni dicano Iris sempre
esser mandata ad eccitar discordia. Le danno poi il Pavone in tutela per dimostrar le
qualità dei ricchi, percioché il Pavone è un uccello che grida; per lo qual'atto s'intende-
no i gridi, le inalzate voci dei vantatori et l'alterezza dei ricchi. Habita il Pavone so-
pra i tetti, et sempre sale sopra i luoghi più alti degl'edifici, affine che si conosca i ricchi
ricercar tutte le preminenze, et se non gli sono date se le usurpano. Oltre ciò è ornato di
belle piume, di lodi si diletta, et di maniera si trahe a vagheggiar sé stesso che, rivolta in gi-
ro l'occhiuta coda, lascia ignude le parti di dietro piene di lezzo, per le quai attioni si com-
prende la porpora dei ricchi, la veste d'oro, la gloria vana, la famosa pompa, et l'orecchie
alle adulationi drizzate; nelle quai cose quante volte occorre che meno avertentemente vi
cagiona, nasce che la lordura loro, che forse sarebbe stata nascosta, si scuopra, et sotto quel
splendor appaia un cor misero da ansiosi pensieri stracciato, la dapoccaggine, la pazzia,
la inettia dei costumi, la sporcitie dei vitii, et spesse volte i corpi che marciscono da feten-
te lezzo. Ci resta dichiarare i nomi, de' quali punto non è stato detto. Tullio vuole ch'el-
la sia detta Giunone sì come giovatrice di tutti, il che è proprio di Giove. Ma Rabano
chiama Giunone quasi Gianone, cioè Ianua, che è la porta, rispetto alle proprietà delle don-
ne; percioché ella venga ad aprire le porte delle madri ai figliuoli che nascano, et delle
spose ai mariti. Tuttavia Leontio dice che Giunone in greco si chiama Hrh, il quale vie-
ne da Era, che è la terra; et si fa la mutatione di e in h et fa Hra, alla quale cangiando l' a
in h si fa Hrh. Onde Giunone propriamente è la terra. Si chiama Socigena, per-
cioché associa et congiunge i maschi con le femine. Populonia, percioché per
le congiuntioni degli huomini et donne da lei fatte si creano i popoli. Cin-
thia poi, che è nome della Luna, fu chiamata perché ella veniva a slegare la cin-
ta della castità alle donzelle nei loro congiungimenti con gli huomini; il che


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