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Plutarchus - De Alexandri Magni fortuna aut virtute » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 158v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Marte partecipa, eglino hanno potere, et concedeno a quel tale che nasce la dispositione
atta alle lussurie et fornicationi. La quale attitudine opra che, tantosto che costui vede
alcuna donna la quale piaccia a' suoi sensi esteriori, subito alle virtù sensitive interiori
viene riportato quello c'ha piacciuto; et questo prima perviene alla fantasia, et da que-
sta è transportato alla consideratione. Da questi poi sensitivi viene condotto a quella spetie
di virtù la quale tra le apprensive virtudi è la più nobile, cio<è> all'intelleto possibile, il qua-
le è il ricetto delle spetie, sì come nel libro dell'Anima mostra Aristotele. Ivi adunque co-
nosciuta et intesa, se aviene per volontà del patiente, dove è la libertà di cacciare et rite-
nere, che sì come approvata sia ritenuta nella alhora fermata memoria, questa passione del-
la cosa lodata, la quale già si dice Amore overo cupido, si ferma nell'appetito sensitivo, et
ivi per diverse cagioni alle volte tanto grande et potente diviene che constringe Giove la-
sciar il cielo et pigliar forma di toro. Alle volte poi essendo se non fermata et approva-
ta, di maniera passa et annula che da Venere et Marte non si genera passione alcuna.
Ma secondo che di sopra è stato detto, gl'huomini atti a ricever la passione secondo la cor-
poral dispositione sono generati, il che non essendo non si produrebbe la passione; et così
largamente pigliando, da Marte et Venere, sì come da cagione un poco alquanto più re-
motta, Cupido si genera. Ma Seneca Tragico nella Ottavia con alquanto più ampia licen-
za benché con poche parole descrive la origine di costui, dicendo:
De la mente l'Amor è una gran forza,
Et è un calor de l'animo benigno.
Di lussuria si genera costui,
Che da la gioventù deriva; e poi
Da l'otio dolcemente vien nodrito,
Tra i lieti, et ampi beni di fortuna.

Ma per iscusa della sua fragilità, i miseri mortali aggravati da questa passione finsero
tal peste potentissimo Dio, i quali Seneca Tragico in Hippolito biasma dicendo:
A l'atto dishonesto fautrice
La libidine finse Amor Iddio.
Et accioché più libera ella fosse;
Questo titolo aggiunge al gran furore

Di così falso, et scelerato nume.


Ma hora è da passar più oltre, et narrate le fittioni vedere quello che sotto le loro cor-
teccie si nasconda. Fingono costui garzone accioché disegnino l'età di chi riceve questa
passione, et i costumi; per lo più gl'inamorati sono giovani, et a guisa de' fanciulli divengo-
gono lascivi; né essendo eglino a bastanza signori di sé stessi, si lasciano più tosto guidar
dove l'empito della passione gli caccia che la ragion gli comanda. Oltre ciò è depinto alato
per dimostrar la instabilità del passionato, percioché facilmente credendo et disiando volano
di passione in passione. Viene finto portar l'arco et le saette per dimostrar la subita prigio-
nia degli sciocchi, attento che in uno solo volger d'occhi sono quasi presi. Dicono che que-
ste sono d'oro et di piombo, accioché per quelle d'oro vegniamo a pigliar il diletto, che sì co-
me l'oro è lucente et pretioso; così anch'egli è. Per quelle di piombo vogliono che s'intenda
l'odio, il quale sì come è grave, vile et da poco metallo, così dinota l'odio et il mal voler de-
gl'animi contrari. Si li aggiunge la face che dimostra gl'incendi degl'animi, che con fiam-
ma continua dà noia ai prigioneri. Gli cuoprono gl'occhi con una benda, accioché con-
sideriamo gli amanti non sapere dove si vadano, non haver in loro nessuno inditio, nessu-


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