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Homerus - Ilias » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 12r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


sutile ordine del composto mondo; ma inanzi ho protestato non voler biasimare alcuna cosa. Seguita
adunq. nel resto secondo quei che vogliono l'openione di Pronapide, che di terra inclusa dalla men-
te divina in Terra essere stata prodotta, mentre dice il Polo; il quale io intendo il cielo di terra este-
sa essere fatto et ridotto in grandissimo corpo ch'abbraccia il tutto. Che poi di faville ch'u-
scivano dalla luce ornasse la sua casa, istimo ciò essere in[s]teso perché, splendendo i raggi del Sole,
le stelle locate in cielo, per natura mancando di sua luce, siano fatte splendenti. Il Polo poi vien det-
to, come penso, da alcune sue parti più appartinenti, percioché è chiaro, secondo che l'Hono-
rato Andalone mio precettore et gli antichi auttori d'Astrologia affermano, tutto il cie-
lo essere fermato sopra due Poli; l'uno de quali, il più vicino a noi chiamano Artico, et
l'opposito Antartico. Nondimeno alcuni chiamano questo Poluce; ma non ne trovo la cagione.
Phitone, settimo fi-
gliuolo di Demogorgone.
Phitone (per testimonio di Pronapide) fu figliuolo di Demogor-
gone et della Terra, della cui natività egli recita tal favola. Dice che
Demogorgone fastidito dal rincrescimento della continua nebbia ascese
i monti Acrocerauni, et da quelli trasse una troppo grande et infiammata
mole; et prima con forfici d'ogn'intorno la tondò, indi col martello la fer-
mò nel monte Caucaso. Dopo questo la portò di là dal Taprobane, et sei
volte bagnò quel lucido globo nell'onde, et altrettante lo girò d'intorno per aria. Et questo fece
accioché per lo girare mai non si potesse sminuire, né manchare dalla rugginezza dell'età, et
affine che ancho più leggieri fosse portato per tutto. Il quale subito levandosi in alto entrò
nella stanza del Polo, et empì tutta la stanza del padre di splendore. Poi per le immersioni sue
l'acque pria dolci pigliarono l'amarezza del salso, et l'aere cacciato dai giri fu fatto a
capire i raggi della luce. Orpheo poi, il quale fu antichissimo di quasi tutti i Poeti (come
Latantio scrive nel libro delle Divine Institutioni) ha creduto questo Phitone essere il primo
grandissimo et vero Iddio, et da lui essere stato prodotto et creato tutte le cose; il che forse
in questa opra gli havrebbe dato il primo loco, havendo così degno testimonio, se esso istesso
Orpheo poco considerando (come istimo), o vero perché non potesse imaginarsi alcuno non essere sta-
to generato, non havesse scritto: Prothogonus Phiton perimeteos neros, et iios, che in verso suona:
"Nacque in principio Phiton d'Aere lungo."
Così non viene ad essere primo, sì come di sopra havea detto, essendo generato dall'Aere.
Oltre di ciò Lattantio, dove di sopra lo chiama Phaneta. Ma l'ordine già pigliato ricerca
che noi veggiamo quello che contenga la fittione; il che si vedrà quasi da sé, dichiarato
c'havremmo il senso dei nomi. Uguccione nel libro dei Vocaboli dice Phitone essere il Sole,
et haversi acquistato tal nome dal serpente Phitone da lui amazzato. Così ancho Paolo
nel libro da lui chiamato delle Collettioni dice Phanos, overo Phaneta esser l'istesso che
apparitione. Così ancho Lattantio chiama questo Phitone, il qual nome benissimo si con-
viene al Sole. Percioché egli è quello che levando appare, et cessando lui non sarà nes-
suna apparitione d'altre creature mortali, o vero ancho di stelle. Adunque Pronapide


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