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Biblia, 2 Tim » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 163v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Erodii, affermando ancho che venendo Greci in Italia quelli gli fanno vezzi et carez-
ze et allegre gli vanno contra, naturalmente fuggendo Italiani; percioché si ricordano
della sua origine, et che da Italiani gli fu amazzato il loro capo. Theodontio poi dice
che questi tali uccelli amano i Greci et sono contrarie a tutte l'altre nationi, et che ogni
anno portando dell'acqua nei rostri adacquano il tempio di Diomede. Ma hora è da ve-
dere quello che si nasconda sotto le fittioni. Istimo essere stato detto che Diomede ferisse
Marte perché combattendo forse con Hettore, che per la famosa virtù sua nella militia
meritamente si poteva chiamar Marte, ferí quello. Così ancho Venere, perché ferì Enea
figliuolo di Venere. Dice Theodontio che si narra i compagni essere stati cangiati in uc-
celli percioché divennero corsari, che tanto velocemente per lo mare con l'aiuto de' re-
mi corseggiavano che parevano volare; et (eccetto a' Greci) a tutte l'altre nationi fu-
rono contrari.
Menalippo figliuo-
lo d'Oeneo.
Menalippo (come piace a Lattantio) fu figliuolo del Re Oe-
neo. Questi insieme col fratello Thideo in una selva cacciando, dall'
istesso non volentieri fu morto.
Zesio, settimo figli-
uolo di Marte.
Secondo Theodontio, Zesio fu figliuolo di Marte et di
Hebe, dea della giovanezza; del quale io non mi ricordo haver let-
to altro.
Phlegia, ottavo figli-
uolo di Marte, che generò Coronide et Isione.
Phlegia (secondo Lattantio) fu figliuolo di Marte, et huomo
scelerato et superbo contra gli dei. Di costui, come vuol Servio, fu fi-
gliuolo Isione et Coronide Nimpha; la quale intendendo esserle stata
vergognata da Apollo, subito mosso dall'ira arse il suo tempio in Del-
pho. Di che Apollo sdegnato con le saette lo amazzò, et confinò la
di lui anima nell'Inferno sotto pena tale, cioè ch'ei dimori sotto un
gran sasso che minaccia rovina, onde sempre sospette che caggia. Del quale così dice Virg.:
Et l'infelice Phlegia a ogn'un ricorda
Et con gran voce grida, et dice a tutti;
Imparate in veder la mia fortuna;
A far il giusto, et non far onta a Dio.

Dice Eusebio nel libro dei Tempi che Phlegia arse il tempio d'Apollo regnando Dauno


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