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Plato - Epinomis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 173r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Onde si vede che costei fu figliuola di Phorco, et partorì Poliphemo Ciclope di Net-
tuno. Né per ciò ci nuoce quello che dice Servio, perché può essere che due donne in un
medesimo tempo fossero d'un istesso nome, l'una delle quali figlia et l'altra madre di
Poliphemo.
Scilla, figliuola
di Phorco.
Scilla secondo Servio fu figliuola di Phorco et Croteide Nimpha;
la quale come dice Ovidio fu amata da Glauco, della città d'Anthi-
done dio marino. Et perché egli faceva più stima di lei che di Cir-
ce figliuola del Sole, che di lui era inamorata, Circe infettò con vene-
ni di maniera la fonte dove Scilla era solita lavarsi che, entrando
Scilla in quella secondo la sua usanza per bagnarsi, subito sentì cangiarsi in varie for-
me; di che havendo a schifo et a noia la sua propria deformità, si gittò nel mare ivi vi-
cino, et per opra di Glauco suo amante fu conversa in una dea Marina. Altri dicono
che fu fatta monstro marino, la cui forma così descrive Vergilio:
V'è una spelonca, che nasconde Scilla
Che trahe le navi in sassi, et duri scogli.
È donna nell'aspetto, et il suo petto
Par di bella donzella; ma l'avanzo,
Del corpo è fier delphin, et ha la coda
Di lupo, e appresso del Pachin dimora.

Ma Homero con un lungo ordine de' versi altrimenti nell'Odissea la descrive in questa for-
ma, dicendo che ella abbaia et ha la voce di cagnuolino poco fa nato; è d'aspetto horri-
bile, ha dodici piedi con sei capi, et in ogni capo una gran boccha con tre ordini di denti
pieni d'oscura morte, et che dimora in una spelonca; dove in quella stando stende fuori
il capo nel profondissimo mare, et pesca per prendere delphini overo balene. Ma Leon<tio>
recita un'altra favola di Scilla differente dalla superiore. Dice egli che, congiungendo-
si Scilla con Nettuno, Amphitre sua moglie mossa da gelosia infettò l'acque dove Scilla
era solita lavarsi, et così fece ch'ella si cangiò in fiera cagnina, la quale fu poi amazzata
da Hercole che ritornava d'Hispagna carico di preda, estinto il Gerione, percioché ella
gl'havea rubato i buoi; ma il padre di lei la ritornò in vita. Hora lasciate queste cose,
egli è da dichiarar quello che sotto queste favole si nasconda. Sono di quelli ch'istimano
già nel lito di Calavria, con un stretto canale dal mare Siciliano partito, esservi stato
una bellissima donna straniera et molto vaga, la quale se bene si dava in preda alle lasci-
vie et libidini, nondimeno usava ciò con maestria tale che pareva nei gesti et atti
una donzella overo castissima donna; di che con simile arte allacciava i malac-
corti viandanti et delle sostanze gli spogliava, onde di qui la favola hebbe principio.
Fulgentio poi espone questa fittione in senso più morale dicendo che Scilla in greco
è quasi detta Exquina, che appresso noi si dice confusione; onde, che altro è confusio-
ne eccetto libidine? La quale libidine ama Glauco. Glauco poi in greco si dice Lu-
stitio, di che noi chiamiamo glapheomata cecità; adunque ogn'uno ch'ama la lussuria è
cieco. Percioché fu ancho detto figliuolo d'Antedone, et Antedon in greco è quasi l'istesso


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