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Philo Alexandrinus - De opificio mundi » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 173v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


che Antheidon; il che noi chiamiamo veggente il contrario. Adunque la cecità nasce dal ve-
der torto, cioè da cosa contraria al vedere. Scilla poi è posta in modo di meretrice, perché è
necessario ch'ella meschi i suoi libidinosi membri con cani, lupi et sporchi huomini. Giu-
stamente adunque è congiunta con lupi et cani. Si dice che Circe la odiò, perciò che Circe
quasi detta Cyrenere s'espone operatione et fatica di mano; onde viene a nascere che la
libidinosa donna non ama le operationi né le fatiche. Questo dice Fulgentio. Glauco poi do-
ve s'è detto di Circe è tolto per la schiuma del mare, della cui è abondante il monte Circeo
nelle sue radici, per rispetto degli scogli d'intorno a' quali il mare battuto si frange; et così
ancho è lo scoglio di Scilla. Nondimeno dove di Circe si tratta, se n'è detto assai. Ma Salu-
stio dice quel sasso esser simile ad una forma perforata a chi il vede di lontano. Si è poi fin-
to cani et lupi esser nati di lei perché sono luoghi pieni di marini monstri, et l'asprezza di
sassi ivi imita il latrar de' cani. Ma noi pian piano vegniamo ad accostarci alla spositione
del figmento. Egli è certissimo da una parte d'Italia d'inanzi il lito Tauromentano esservi
grandissimi sassi cavernosi, acuti et che a guisa di rasoi tagliano, che s'estendeno fino nel ma-
re di Sicilia; dove con quel movimento che l'Oceano continuamente è vessato dal flusso et reflus-
so, di maniera col corso veloce et impetuoso è portato il mare, che altra cosa non pare
più veloce o più potente. Oltre ciò, soffiando dall'Artoo verso Austro i venti, et così dall'Au-
stro verso l'Artoo, con tanto impeto l'onde tra sé si percuoteno che con le sue percosse pare che
ascendano al cielo; onde da tanto impetuoso movimento nasce che entrando l'onde nelle grotte
di Scilla si cagioni un rumore horrendo, il quale di qua et di là partito et rotte s'assimi-
glia al latrar de' cani et all'urlar de' Lupi. Et perché l'acque sempre declinano nel va-
cuo, aviene che discendendo quelle nelle caverne di Scilla, impeto è così possente che se
trova navili seco gli trahe. Et così per la verità degli effetti si vede la fittione di Ver-
gilio. Ch'ella poi (secondo Homero) habbia molti capi, ciò non è altro che i molti scogli
che sono ivi, i quali stando eminenti è di necessità che ancho habbiano buon fondamento; il
che s'intende invece de' piedi. Le molte bocche et gli ordini dei denti non s'intendono per
altro che per le spesse schiume che ivi con l'onde percuoteno, i quali sono pieno d'oscura
morte, cioè di pericolo d'affogarsi a chi ivi entra. Che ancho ella peschi a Delphini et ba-
lene, ciò è stato detto perché quel loco è sempre pieno di grandi et monstruosi pesci. Quel-
lo che poi diceva Leontio, Scilla congiungersi con Nettuno, è cosa manifesta, percioché
come si vede il sasso s'estende nel mare, et perché ivi sempre è fortuna et continuo stre-
pito, è stato finto che da Amphitrite l'acqua fosse infettata. Che poi Hercole la amaz-
zasse, dice Theodontio ciò essere stato finto perché il figliuolo di Ciclope tra i sassi di
Scilla morì; là onde per sua vendetta il Ciclope gittando ivi grandissime machine di
sassi chiuse le bocche di Scilla et fece il mare navigabile, et per ciò Scilla fu detta es-
ser morta. Nondimeno in processo di tempo trahendo in sé il mare tutte quelle machi-
ne ivi gittate, ritornò il loco nella primiera forma, et così da Phorco la figliuola susci-
tata. Dice Theodontio che Philocoro afferma Scilla stata figlia di Phorco, et che par-
tendosi di Sardigna per andar a marito in Corintho, percioché era stata data per sposa a
Steleno nobilissimo giovane Corinthio, ivi se ne morì, et a quel loco lasciò il suo nome.


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