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Lucretius Carus, Titus - De rerum natura » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 13v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Notte, prima fi-
gliuola della Terra.
Dice Paolo, d'incerto padre la Notte essere stata figliuola della Ter-
ra. Della quale Pronapide recita tal favola, cioè quella essere stata
amata da Phanete pastore; il quale ricercandola per sposa alla madre,
et quella volendoglila dare, ella rispose che non voleva un huomo non
conosciuto, da lei non mai veduto, et sentito ricordare per huomo
molto differente da' suoi costumi, onde più tosto voler morire che a lui
maritarsi. Di che sdegnato Phanete, di inamorato se le fece inimico, et seguendola per
amazzarla ella si congiunse con l'Herebo, non havendo ardire apparrire dove fosse Phane-
te. Dice appresso Theodontio che Giove a costei concesse la carretta da quattro ruote, con-
ciosia che gli era stata favorevole mentre inanzi giorno andava a ritrovare Alcmena. Oltre
di ciò, come che sia fosca, la ornarono d'una sopravesta dipinta et lucente, et ciò in sua lo-
de, et affine che in parte dimostrasse il suo effetto. Statio nella Thebaide canta questi versi:
Notte, ch'abbracci tutte le fatiche
Del cielo, et de la terra; et oltre mandi
L'ardenti stelle con trascorrer lungo.
Cercando riparar l'animo fiero;
Mentre Titano agli animali infermi
Vicino infonde i parti suoi veloci.

Et quanto va dietro. Ma hora veggiamo quello che di vero in sé tengono le favole coperto.
Dicono prima quella essere figliuola della Terra senza conoscimento di padre certo; il che
istimo perché la Terra per la densità del suo corpo opra che i raggi del Sole nella parte op-
posta a quelli non possano penetrare, così per causa della Terra si fa l'ombra così grande
quanto spatio viene occupato dalla metà del corpo della Terra. La cui ombra viene chiama-
ta notte; et così come causata dalla Terra, et non da altra cosa, viene istimata solamente fi-
gliuola della [notte] <Terra>, senza haver padre certo né conosciuto. Che poi fosse amata da Pha-
nete Pastore, credo deversi intendere a questo modo. Io penso Phanete essere il Sole, et pe-
rò detto pastore, conciosia che per opra sua tutte le cose viventi si pascano. Che amasse la
Notte, istimo essere finto attento che egli, desiderando come cosa da lui amata veggerla, con
veloce corso la segue, et pare che seco si voglia congiungere. Quella poi lo rifiuta, né con
men veloce passo quello fugge di ch'egli la segua. Conciosia che i costumi loro sono diffe-
renti, imperoché egli alluma, et ella oscura. Né indarno dice che se la giunge la vuol far
morire, dissolvendo il Sole con la sua luce ogni oscurità; così le diventa inimico. Indi la Not-
te si congiunge con l'Herebo, cioè con l'Inferno, nel cui non penetrando giamai i solari rag-
gi la notte vive et sta sicura. Che poi prestasse favore a Giove, la favola il manifesta,
come si vede in Plauto nell'Amphitrione. Percioché essendo andato Giove la mattina nel-
l'alba a ritrovare Alcmena, la Notte, per prestargli favore, come se incominciasse dopo il
tramontar del Sole durò in lunga oscurità, per la qual cosa meritò il carro da quatro ruo-
te; per lo cui continuo giro che fa della Terra intendo le quattro ruote, de' quai sta il caro
voler significare i quattro tempi della notte che solo serveno al notturno riposo. Macrobio
nel libro de' Saturnali partisce la notte in sette tempi, il primo de' quali incomincia dal-


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