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Origenes - In Evangelium Johannis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 184v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


suo o dal nome della madre così fu chiamata.
Onchesto, ventesi-
mottavo figliuolo di Nettuno, che
generò Megareo.
Onchesto (secondo Lattantio) fu figliuolo di Nettuno, il qua-
le, come dice Servio et Lattantio, edificò Oncheste città vicina al pro-
montorio Micalesso, et da sé la chiamò con tal nome; ma di lui non
ho letto altro eccetto che generò un figliuolo nomato Megareo.
Megareo figliuolo
d'Onchesto, che generò Hippomene.
Megareo fu figliuolo d'Onchesto, sì come chiaramente testimo-
nia Ovidio dove introduce Hippomene che così parla:
Di me fu padre Megareo; di lui
Onchesto genitor; avo Nettuno.
Adunque (se ben miri) pronepote
Ad essere vengh'io del re de l'acque.

Hippomene figliuolo
di Megareo.
A bastanza s'è mostrato Hippomene essere stato figliuo-
lo di Megareo. Di costui Ovidio recita favola tale. Era nella cit-
tà di Sciro Atalanta figliuola d'Oeneo, overo di Iasio, donzella di
maravigliosa bellezza et velocissimo corso; la quale per lo più per
comandamento dei dei habitava nelle selve. Costei da molti essendo
dimandata per moglie fece un patto tale, che chi la voleva giuocas-
se seco a correre, et se fossero da lei vinti havessero a morire; ma se alcuno lei vincesse,
ella di lui fosse sposa. Il che essendo tentato da molti più tosto arditi che aventurosi, in-
vece di haverla per sposa vi haveano lasciato la vita. Onde Hippomene, che ancho non
l'havea veduta, si rideva della sciocchezza di questi tali. Finalmente avenne ch'egli un
giorno a caso la vedesse; di che maravigliandosi della vermiglia faccia, degli occhi lu-
centi, della bocca di corallo, della chioma d'oro, del petto rilevato, del corpo disposto et
dei piacevoli gesti, subito si sentì ardere per lei; per la qual cosa colui che poco dianzi
s'havea fatto beffe degli altri, non dubitò punto il dimandarla per sposa et mettersi a
pericolo della severa legge. Hippomene adunque si rivolse a Venere impetrando da lei
aiuto; la quale a lui diede tre pomi d'oro tolti dal giardino delle Hesperide, et gl'insegnò
come havea da adoprarli. Onde essendo entrati nel corso et andandoli innanzi la don-
zella, egli ammaestrato subito pigliò l'uno de' tre pomi et il trasse per terra; di che la


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