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Symposium » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 186r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Palamede andandovi ne portò molto. Là onde per ciò Ulisse sdegnato sopportava mala-
mente la di lui gloria. Di che per suo inganno avenne che sotto il tabernacolo di Palame-
de dai servi suoi vi fu nascosta grandissima quantità d'oro; indi subornati alcuni messi
et havute lettere false, nel consiglio di Greci accusò Palamede c'havesse intendimento
con Priamo et che con oro fosse stato corrotto, onde per chiarezza dall'incominciato
tradimento comandò che fosse cavato sotto l'alloggiamento di lui, che ivi troverebbono
l'oro conforme alle lettere et alle accuse. Il che fatto, et trovatovi il tesoro ch'egli stes-
so v'havea fatto nascondere, la accusa d'Ulisse fu tenuta vera, et Palamede come colpe-
vole con sassi fu morto.
Celleno trentesimapri-
ma, Abello trentesimaseconda, et Occipite tren-
tesimaterza, Arpie et figliuole di Nettuno.
Celleno, Aheno, Occipite, Arpie, secondo Servio furono tre figliuole
di Nettuno et della Terra. Altri dicano di Theumante et Elettra.
La forma di queste cose descrive Vergilio:
Non è monstro di loro alcun più tristo,
Né peste alcuna più crudele, o rea
Et per l'ira dei dei da l'onde stigi
Si viene ad inalzare. Il loro volto
È di donzella, et ha d'uccello il ventre,
Corve le mani, pallide, e affammate.

Oltre ciò, descrive egli dove habitano et onde vennero, mentre dice:
Con nome greco Strophadi son dette
L'isole poste ne l'Ionio mare
U la crudel Celleno, et l'altre Arpie
Fanno sua stanza; poscia che lasciaro
Le mense di Phineo per tema estrema,
Et la primiera entrata le fu chiusa.

Di queste da Servio si recita una favola, la quale a pieno è stata scritta dove s'è trattato di
Zethe et Calai, et si è dichiarato il senso. Similmente ancho di queste tali si ha parlato al-
quanto dove si ha ragionato d'Aletto et delle altre Furie, però qui se ne dirà poco. Vuole
adunque Servio ch'elle siano figlie di Nettuno et della Terra perché habitano in isole che
sono terrene, ma nondimeno dal mare circondate. Ma io le tengo figlie di Nettuno perché
sono monstruose, sì come si vede per li versi di Vergilio. Sono poi, secondo Fulgentio, dette
Arpie perché Arpe in greco volgarmente suona rapire, là onde la prima di loro Abello è
chiamata quasi Ahelanalò , che significa desiderare quello d'altrui. La seconda Occipite,
che significa velocemente pigliare. La terza Celeno, che vuol dir negro, per lo cui si deve
comprendere il nasconder della rapina. Et così prima si disidera, secondariamente si to-
glie, poi si nasconde. Sono dette havere il volto di donzella o perché, come dice Fulgen-
tio, la rapina sia sterile, al che aggiungerò io in quanto a colui a cui è tolta; overo perché i
ladri per suo costume si mostrano in presenza benigni et piacevoli, accioché con questa arte
possino ingannar gli sciocchi. Hanno le mani corve et rampinate, il che non ha biso-
gno d'espositione. Che poi habbiano la faccia pallida, ciò non vuole dinotare altro che


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