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Orpheus - Hymni » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 186v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


la continua fame dell'appetito insatiabile d'havere, per la quale gl'infelici inchinati alla
rapina continuamente sono tormentati. Il ventre dei rubatori è ancho sporcho et feti-
do, per dimostrare che per lo più l'essito delle rapine è vergognoso; percioché per le rapi-
ne si entra nel giuoco consumatore della roba et padre di tutte le miserie, si scende alla
lussuria madre delle lascivie et degli otii scelerati, si passa alla gola, vergognosissima
et dannosa feccia delle crapule et infermitadi. Istimo queste essere proprie dei corsari,
avarissimi et crudeli huomini, percioché habitano nei liti. Oltre ciò, alle predette Arpie
Homero ve ne aggiunge una, la qual chiama Thiella, et dice che generò i cavalli d'A-
chille. Diceva Leontio questa interpretarsi impeto overo furor di vento, per la cui si di-
mostra ancho la velocità dei corsari alla rapina.
Sicano, trentesimo-
quarto figliuolo di Nettuno.
Sicano secondo Theodontio fu antichissimo Re di Sicilia et fi-
gliuolo di Nettuno; et da lui quell'isola che più anticamente fu detta
Trinacria fu chiamata Sicania, della cui Solino dove tratta delle Ma-
raviglie del Mondo
dice: Alla Sicania, molto prima inanzi le guerre
Troiane, il Re Sicano ivi condotto con grandissima compagnia de' fi-
gliuoli diede nome.
Di questi figliuoli non ho mai potuto saper nome
alcuno. Nondimeno Theodontio dice che Cerere di costui fu moglie et Proserpina figli-
uola, la quale i Poeti chiamarono figlia di Giove.
Siculo, trentesimo-
quinto figliuolo di Nettuno.
Fu Siculo Re di Sicilia et figliuolo di Nettuno, sì come Solino di-
mostra. Secondo Theodontio regnò dopo Sicano, et da lui fu no-
mata la Sicilia. Paolo dice costui essere stato figliuolo di Corito et
Elettra, et fratello di Dardano. Ma che fu chiamato figliuolo di
Nettuno, perché di Thoscana navigò in Sicilia, et ammaestrò in
molte cose quegli huomini rozi.
Il fine del libro decimo.


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