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Plato - Cratylus » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 189v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


tradimenti, le guerre, et altre simili. Nondimeno, quante volte gli huomini illustri per
questo Giove hanno inteso il vero Iddio, quello che di Giove è men che honesto scritto
hanno voluto che sia compreso per qualche atto naturale prodotto per opra della natu-
ra naturata, la quale è opra d'Iddio; il che io non lodo che per dishoneste fittioni sia desi-
gnata la divina potenza. Appresso, non trovarono il gran numero dei dei perché credesse-
ro esservi tanti dei; anzi i prudenti volsero quelle deitadi ascritte a molti dei essere pro-
prie della potenza d'un vero Iddio, ma da lui per uffici distribuite, et egli oprare per
suoi ministri, sì come noi facciamo. Il che chiarissimamente nel libro de Dogmate Platonis
mostra Apuleio. Ma noi ottimamente crediamo d'Iddio secondo il Salmista, perché disse
et fu fatto. Né però neghiamo Iddio haver ministri, altri della giustitia come sono i de-
moni, altri della gratia come gli angeli, altri dei bisogni et del vivere, come sono i cor-
pi sopracelesti. Ma di questo, altrove. Per lo folgore veramente attribuito a Giove invece
di scettro, percioché è affogato, credo io che quelli c'hanno finto hanno voluto che alle
volte sia compreso per lo elemento del fuoco et dell'aere, come afferma Servio, et alho-
ra vogliono che Giunone sua moglie sia l'acqua et la terra, attento che da loro per giudi-
cio d'alcuni ogni cosa è procreata; et così secondo Varrone dell'Agricoltura, dove sono
detti i gran padri, Giove padre et Giunone madre. Tengo che questa fittione habbia ha-
vuto origine da quelli c'hanno istimato il foco cagione di tutte le cose, et che per opra sua
il tutto sia generato et nodrito. Così mentre il foco et l'aere è Giove, egli è sua opra l'
adunare et dissolvere i lampi et i tuoni, eccitare et abbassare i venti, mandare folgori et
cose tali, percioché questo si opra nella regione dell'aere col mezzo del fuoco. Dissero
che questa saetta ch'egli tiene invece di scettro ha tre punte per designare la tripartita
proprietà del folgore, il quale è risplendente, et fende, et abbruggia; onde se alcuno deside-
ra a pieno intendere del folgore, legga Seneca Philosopho ove tratta delle Questioni Na-
turali
. Oltre ciò gli attribuiscono la Quercia, perché gli huomini della prima età si pa-
scevano dei suoi frutti, et per ciò gli è parso quell'albero dirittamente essere proprio di
colui al quale s'appartiene nodrir gli huomini da lui prodotti, overo governati. Isidoro
dove tratta delle Ethimologie pare quasi che voglia quest'albero intendersi la noce, et
dai Latini esser detta Giuglande, quasi ghianda di Giove, perché già fu sacrata a Gio-
ve; onde segue il suo frutto haver tanta forza che viene posto tra sospettosi cibi d'her-
be o di funghi, leva da quelli, et amorza ogni veneno che vi sia. Affermano poi l'Aqui-
la esser in sua guardia, onde ciò Lattantio per parole d'altri ne rende la ragione dicen-
do Cesare nell'Aratho riferisce Aglaoste dire che, andando Giove dall'isola di Naso
contra i Titani, et nel lito facesse sacrificio, un'aquila per augurio gli volò sopra, la qua-
le rimanendo vittorioso tolse in protettione per l'augurio buono. Ma la Sacra Historia
dimostra che l'aquila fu la prima che volandoli sopra il capo li promise et annun-
tiò il reame. Perché poi fanciullo fosse nascosto da Saturno, perché havesse guerra con
i Titani, et perché scacciasse Saturno, egli a bastanza dove si è parlato di Saturno s'è
dimostrato. Del maritaggio poi di Giunone, dove di Giunone s'è detto egli s'è visto. Co-
sì dell'origine del nome di Giove, il tutto s'è mostrato parlando del primo Giove. Così


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