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Plato - Cratylus » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 190r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


per queste cose che qui et altrove si sono scritte, se alcuno volesse potrebbe facilmente
far coniettura quanto questo Giove sia conforme alle proprietadi del pianeta di Gio-
ve, onde perciò meritevolmente sia chiamato Giove.
Le nove Muse fi-
gliuole di Giove.
Nove sono per numero le Muse, figliuole di Giove et della Me-
moria, sì come nelle Ethimologie piace ad Isidoro. Ma Theodon-
tio diceva di Mennone et Thespia, per quello forse che Ovidio le
chiami Thespiadi. I loro nomi sono questi. Clio, Euterpe, Melpo-
mene, Talia, Polimnia, Erato, Terpsicore, Urania, et l'ultima Calio-
pe. Dicono che queste hebbero guerra con altrettante figliuole di
Pierio, et perché le Pieridi restarono vinte dalle Muse furono convertite in Piche; et
per la loro vittoria le Muse conseguirono il suo cognome. Oltre ciò, dicono che queste
furono da un certo Pireneo rinchiuse in certi chiostri, et ch'elle in ruina di chi le ri-
teneva volarono via. Vogliono ancho che a loro sia consecrato il fonte Castalio et i<l>
bosco d'Heliconia, et che sonando Apollo la Lira cantino. Noi, lasciate queste cose, ve-
niremo a torre il velo alle fittioni. Piace ad Isidoro, Christiano et santissimo huomo,
queste Muse essere dette da cercare, percioché per quelle, sì come volsero gli antichi,
la ragione dei versi et la consonanza della voce si cerca, onde da loro viene ad es-
sere derivata la Musica, la quale è nomata dottrina di moderatione. Et sì come dice
l'istesso Isidoro, percioché il suono d'esse Muse è sensibile cosa, et che nel preterito
abonda, et s'imprime nella memoria, et però dai Poeti sono chiamate figliuole di
Giove et della Memoria. Ma io tengo che essendo da Iddio ogni scienza, né solamente
per concepir quella basti l'intenderla se non havrà mandato a memoria le cose intese, et
così nella memoria conservate, esprimerle, di maniera che alcuno sappia che tu le sappi,
sì come dice Persio,
Nulla non giova il tuo saper, s'un altro
Non sa medesimamente quel, che sai.

Il che è ufficio delle Muse; et di qui elle sono dette figliuole di Giove, et la Memoria è fin-
ta. Et non istimo le Muse esser dette da Mois, che è acqua. La cagione si dirà poi. Perché
siano nove, nel secondo Comentario sopra il Sogno di Scipione Macrobio molto si sforza
mostrarlo, agguagliando quelle ai canti delle otto spere del cielo, volendo che la nona
sia la modulatione dei concenti del cielo; aggiungendo a ciò, dopo molte parole, le Muse
essere il canto del mondo che fino dai posteri si sa, perché lo chiamarono camene da
cantare. Nondimeno Fulgentio rende un'altra ragione, dicendo la voce farsi da quattro
denti, i quali mentre si parla sono percossi dalla lingua; onde se ne mancherà uno pri-


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