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Biblia, Hbr » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 191v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


usare i Poeti, a' quali s'appartiene considerare i poemi; il che mai non si fa bene tra gli
strepiti delle città né tra le genti rusticane, ma (sì come piace a Quintiliano dove parla
dell'Institutione Oratoria) in loco oscuro et quieto, come sarebbe di notte. Il che per li bo-
schi si dimostra assai apertamente, percioché sono opachi per l'adunanza dei rami et
quieti, che per lo più sono lontani dalle habitationi degli huomini.
Acheo, decimo fi-
gliuolo di Giove.
Acheo, secondo Isidoro tra le Ethimologie, fu figliuolo di Giove, et
vuole che da lui havessero nome gli Achei overo Achivi. Con queste
poche parole sono contento haver passato l'affare di questo famoso
huomo. Nondimeno, poscia che Theodontio l'ha chiamato figliuolo
di Giove, v'aggiunge ch'egli fu antichissimo prencipe di Messeni et
che hebbe una gran schiera di figliuoli, per opra de' quali, et perché
piamente appresso Messeni visse, fu fatto ch'egli o per compagnia o per imperio posse-
desse tutta quella provincia che fino al dì d'hoggi chiamiamo Achaia, et che dal suo no-
me così fosse detto. Et da questo afferma ch'egli hebbe tutta la nobiltà dei prencipi di
Grecia; ma del numero de' figliuoli, non pure ne dice il nome di uno.
Venere, undecima fi-
gliuola di Giove, che partorì l'Amore.
Venere, testimonio Homero, fu figliuola di Giove et Dione; et
questa è quella la quale Tullio nelle Nature dei Dei chiama terza, et
vuole che fosse moglie di Vulcano. Dicono che costei s'innamorò di
Marte, del adulterio de' quali si è detto parlando di Marte. Così la
chiamano madre d'Enea; il che parlando d'Enea s'è mostrato. Così an-
cho trattando di Diomede, della ferita da lui ricevuta. Et medesima-
mente dove si ha narrato di Adone si ha mostrato qualmente a caso dal figliuolo fu im-
piagata, et amasse quello. Né mancano di quelli che credano essere detto di costei quello
che nella Sacra Historia si legge, cioè Venere havere instituito il ricercamento meretri-
cio. Il che pare che affermi Agostino nel libro della Città d'Iddio, mentre dice a costei es-
sere stato offerti doni dai Phenici per far torre le virginità alle figliuole inanzi che le
congiungessero con i mariti. Oltre ciò, Claudiano dove tratta delle Lodi di Stillicone nel
tuo Cipro, o ottimo Re, vi descrive un delitiosissimo giardino, nel quale facilmente si po-
trebbe annoverare il tutto che s'appartiene a persuader lascivia, dove così incomincia:
Rende ombra un ampio monte al mare Ionio
Ne l'isola di Cipro dilettosa.

Et segue continuando per spatio di quarantasei versi; i quali perché sarebbe troppo lun-
go non ho notati. Ma descritto il giardino v'aggiunge quanto sia grande la cura di Ve-
nere in ornarlo, dicendo:
Venere alhora, i bei crin d'oro avolti.


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