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Hermes Trismegistus - Asclepius » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 193r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano

sò col ferro. Oltre ciò, dicono che Castore valse molto a cavallo et Polluce in guerra; et
che essendo eterno et veggendo il fratello morto, dimandò in gratia a Giove ch'a lui
fosse lecito partire col fratello la divinità. Il che havendoli Giove concesso, amendue fu-
rono tolti in cielo et fecero il pianeta di Gemini; et in loro protettione gli antichi vol-
loro che fossero i cavalli. Hora veggiamo il senso che si nasconde sotto queste fit-
tioni. Piace a Tullio nel loco detto di sopra Castore et Polluce essere stati figliuoli
di Giove terzo et di Leda, ma di huomo, et non di Cigno né Iddio; et loro esse-
re di quelli che i Greci dimandarono Dioschorti. Forse l'antichità finse Giove can-
giato in Cigno perché il Cigno canti dolcemente; il che è possibile che Giove fosse ta-
le che con la dolcezza del suo canto, come spesse fiate veggiamo essere avenuto, egli gui-
dasse Leda ad amarlo et disiarlo. Per ciò che il canto è uno degli uncini di Ve-
nere. O che forse Giove era vecchio, et per la vecchiaia canuto quando amò Vene-
re; et perché per l'ardente desiderio divenne querulo fu finto che si cangiò in Cigno,
il quale è canuto, cioè bianco, et vicino alla morte canoro. Che poi per tal congiun-
gimento ella partorisse le uova, non credo ciò per altro essere stato detto accioché
nella fittione il parto non paresse dissimile dal genitore, attento che gli uccelli sono soli-
ti generar uova; overo perché con una certa pellicina amendue nascessero insieme in-
volti, sì come alle volte veggiamo le uova nascere con un certo panicello non ancho
ben fermato nella scorza. Che ad Ida fosse vietato non poter offendere Polluce, Leon-
tio teneva ciò la forza della costellatione. Che Polluce con la propria morte sua riscuo-
tesse il fratello, questo pare ad Alberigo essersi detto perché, essendo tolti in cielo et
havendo fatto il segno di Gemini, così ancho in quello medesimamente stelle si diparto-
no, percioché mostrandosi una l'altra si nasconde; così medesimamente quella che si è
celata dopo l'occaso della prima si lascia vedere. Là onde mentre uno morendo scen-
de all'Inferno, cioè all'occaso, sì come huomo mortale, l'altro come divino appare in
cielo. Indi all'incontro mentre uno ascende in cielo pare che sia divino, et l'altro essen-
do nascosto viene tenuto come morto, et esser mortale; et in questo modo l'uno con
l'altro la morte et la divinità hanno patita. Che poi Polluce solo fosse imortale, ciò
si crede essere stato tolto dal folgore della stella che gli sta in capo, il quale è di gran
lunga maggiore di quello che si vede sopra Castore; che alle volte per la grossezza
del vapore non si discerne, veggendosi di continuo quello di Polluce. Ma Paolo dice
che Castore per opra di Polluce dai Lacedemoni fu posto nel numero dei dei, et in tal
modo fatto immortale. Polluce poi per la pietade havuta verso il fratello, et perché
ancho fu huomo notabile, fu deificato et al fratello congiunto; et così con la mor-
te a vicenda l'un l'altro si riscattò, percioché primieramente Castore, accioché Pol-
luce non fusse amazzato, fu morto. Secondariamente, Polluce affine ch'il fratello fosse
eterno il fece far dio, et egli rimase mortale donando al fratello la sua deità. Havrei
posto la Spositione di Fulgentio; ma perché egli va sopra il cielo, la ho lasciata. I ca-
valli posti in sua tutela sono stati per dimostrare la dilettatione dei giovani et il loro
intento mentre vissero. Questo tengo io più tosto che altro che si dica Servio.


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