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Parmenides - Testimonia » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 202v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


ciò, ammazzato Orsiloco figliuolo del Re di Creta, percioché contrastava che a lui non
fosse data la parte della preda Troiana, sì come si faceva agli altri prencipi, amazzata
ancho Polissena, et percosso ad un sasso Astianatte, montò in nave per ritornar verso
la patria. Ma fu molto vano il suo pensiero, percioché assalito da molte fortune di mare,
per spatio di diece anni qua et là in diversi paesi andò errando. Primieramente, dall'on-
de et da' venti cacciato (sì come egli stesso nell'Odissea narra ad Alcione Re di Phea-
ci) fu portato nel paese dei Ciconii, i quali vinti da lui et saccheggiata tutta la città d'
Hismaro, perduti pochi compagni, dalla fortuna fu guidato fino ai Lotophagi, onde non
ritornando a dietro quelli compagni da lui ivi mandati a spiare il loco, fu portato di no-
vo in Sicilia, dove con dodici compagni entrò nell'antro di Poliphemo Ciclope, de' qua-
li il Ciclope havendone divorato sei, egli con un tizzone affogato cavò l'occhio a Poli-
phemo, et vestitosi delle pelli dei castratti con l'avanzo dei compagni uscì dalla spelon-
ca. Poscia portato in Eolia, ottenne da Eolo i venti rinchiusi in uno utro; di che partendo-
si et essendo vicino ad Itacha slegò l'utro in presenza dei compagni, che si credevano
quello essere pieno di tesoro; per la qual cosa, soffiando il vento contrario, di novo fu por-
tato in Eolia, dove da Eolo cacciato via et per lo mare navigando, il sesto giorno arri-
vò dai Lestrigoni. I quali essendoli contrari, perdute tutte le navi et la maggior parte
dei compagni, con una sola nave capitò da Circe; la quale havendo cangiato i suoi compa-
gni ch'erano andati a investigare il loco in fiere, egli da Mercurio havuto il Pharmaco
arditamente se n'andò a quella, et col brando ignudo minacciò amazzarla se subito non
ritornava i compagni nelle primiere forme. Il che fu fatto, et dimorò seco per spatio di
un anno, con cui hebbe un figliuolo detto Thelegono. Ma havendo lasciato l'immortalità,
fu ammaestrato della via c'havesse a tenere; dove lasciato ivi Alpenore per violenza a
caso morto, montò in nave, et con prospero vento in una notte venne sino all'Oceano. Do-
ve fatti quelli sacrifici che Circe gli havea insegnato se n'andò all'Inferno, et ivi ritrovò
la madre Anticlia, et Alpenore poco dianzi morto, con molti altri; di che fu avisato da
Tiresia indovino di molte cose. Indi ritornato alla nave, un'altra fiata andò da Circe,
et sepelì Alpenore. Così delle cose a venire da Circe ammaestrato si partì, et giunse all'i-
sola de le Sirene; onde accioché elle non potessero ritenerli, fece che tutti i compagni si
stopparono con la cera le orecchie, et fece che legarono lui all'antenna della nave; là on-
de cantando quelle, passò la pericolosa Isola. Oltre ciò, non senza grandissimo pericolo et
commune fatica di tutti passò Cariddi et Scilla. Indi essendo giunto a quei luoghi dove
le Nimphe custodivano i gregi del Sole, comandò che alcuno non gli toccasse. Ma essendosi
egli adormentato et i compagni havendo gran fame, Eurileco persuase ai compagni
che togliessero degli animali di quei gregi; il che fatto, et havendone quelli portato molti
in nave, subito si levò una fortuna tanto terribile et crudele che la nave si ruppe, et tutti
i compagni furono morti et dispersi. Ulisse solo ignudo, essendosi pigliato all'arbore del-
la nave, per spatio di nove giorni continui fu dall'onde et dal vento travagliato, et alla
fine fu gittato appresso l'isola Ogigia, dove da Calipsone Nimpha raccolto ivi per sette
anni fu con benigna accoglienza ritenuto. Ultimamente, mal volentieri da lei havendo


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