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Biblia, 2 Tim » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 204v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


di guerra (conceduto ancho che la battaglia non sia finita), è lecito col segno della raccol-
ta i lassi et sanguinosi soldati far ritirare, accioché levato dal pericolo della morte in un
altro assalto, rinovate le forze, contra gli inimici siano più gagliardi. Chi dirà che a me
non sia lecito, se bene fino al fine non sono giunto della numerosa prole di Giove Cretese, ha-
vendone nondimeno esposta una grandissima parte, riposare alquanto, per vedere se potrò giun-
gere al vero segno? Nessuno dirittamente istimo. Seguendo adunq. l'altrui costume, non al-
trimenti che s'io fossi pervenuto a qualche segno certo et ordinario di far pausa, tutto lasso
per la fatica, nell'Ausonia (benché lito impetuoso) mi fermai, considerando appresso che quello
che si distingue con più brevi termini, nell'intelletto più facilmente si capisce et meglio si
manda a memoria. Ivi girando gli occhi d'intorno, incominciai a riguardare le vestigie
delle cose antiche. Qui le antiche Cume, il tempio (opra di Dedalo) de' Calchidiesi, la se-
poltura di Miseno, et l'acque Giulie mi tenevano l'animo sospeso. Et all'incontro Ina-
rime, antico hospitio delle Simie, et da Inarime la percossa Prochita, mi ritoglievano l'a-
nimo. Così ancho mi facevano a sé drizzar la mente i risonanti gorghi per le rivolutioni
dei bollenti fiumi del Vulturno, le nebule del Fusino Liri, le paludi del Linterno, famoso per
l'essiglio et gran morte del primo nobile Africano, et quasi ivi dinanzi la villa di M.
Scauro, fino al dì d'hoggi per lo suo nome celebrata. Indi le ruinate quasi in tutto vestigie
delle Formiare, le lunghette a' pié del monte Caleno, Stelenate et Campano, terreni per ma-
ravigliosa abondanza notabili; i sopra eminenti castelli ai terreni, Suessa, Theano Sudicino,
Caselino, Ielesie, et molte altre anticaglie sì de' Romani come Cartagidesi. Appresso, molte
altre cose; le quali a voler dichiarare sarebbono più lunghe che utili all'historia. O quan-
to m'allegrava nell'animo veggendo la mia Italia per opre eccelse non pure essersi agguaglia-
ta, ma haver trappassato la loquace Grecia. Ma essendosi con un breve riposo ricreato un po-
co l'animo, ripigliai le forze et <v>olentieri rientrai nel mare instabile, et fui portato fino in Phri-
gia, dove m'avenne in fantasia cercare et descrivere la prole di Tantolo et d'alcuni altri fi-
gliuoli di Giove. Il che mi sia conceduto continuare, ne prego colui il quale al toccar con la ver-
ga del servo suo Mosè fece abondantemente uscir acque da una rupe al popolo per la sete afflitto.
Tantalo, trentesimo
figliuolo di Giove, che generò Niobe et Pelope.
Tantalo secondo Lattantio fu figliuolo di Giove et di Plote Nim-
pha. Dice Eusebio che costui fu re de Phrigia regnando Eritreo in Athe-
ne, et che appresso hebbe guerra per lo rapito Ganimede contra Irgio, re
di Dardania et padre di Ganimede. Oltre ciò, vogliono che costui ha-
vesse un giorno seco a convito tutti li dei, et che per far prova della lo-
ro deità amazzasse il figliuolo, et cotto in diverse sorti di manicare-
ti gli lo appresentasse inanzi. I quali smarriti di tal cosa, non pure sostennero di gustarne,
ma raccolte tutte le membra insieme ritornarono il fanciullo nella primiera forma. Per-
ché s'avidero che vi mancava una spalla, la quale era stata mangiata da Cerere, in loco di
quella gli ne rifecero una d'avorio; indi per Mercurio richiamata l'anima da morte a vita,
gli la restituirono. Tantalo poi fu da loro cacciato all'Inferno et sententiato a supplitio ta-


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