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Aristoteles - De iuventute et senectute » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 16v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Non dopo haver la Terra partorito
I gran Giganti; et quel, ch'ella in un parto
Così terribil fè nei libici antri;
Né de la Terra fu gloria sì giusta
Thipho, o il feroce Briareo, ch'al cielo
Perdonò pure. Quanto ch'ella tolse
Dai Phelegri Campi il grande Antheo
Questo sì smisurato, et così fiero
Partorì con tal don la Terra a forza;
Che come i membri suoi toccar la madre
Vissero con fortezza acre, e robusta.
Dicon, ch'una spelonca a lui fu casa
Et sotto un'alta rupe le vivande
Haver nascosto; et haver ancho appresso
Rapito gran Leoni; et quello avezzi
Non furo i letti a dar riposo al sonno;
Che ne le selve ei ripigliò le forze
Giacendo sopra de la terra ignuda.
Quei, che lavoran de la Libia i campi
Morirono a tal modo, anchor morendo
Quelli, ch'aggiunge il mar, ma con l'aiuto
La vita lungamente non havendo
Animo di cadere ogn'hora sprezza
Le ricchezze terrene; onde l'invitto
Tra tutti di valor; benché restasse.

Et quello che segue. Si vede adunque per li versi di Lucano quanto grande, forte et fie-
ro fosse Anteo, al quale ritrovare (come narra l'istesso Lucano) andò Hercole vittorioso
delle fatiche, per giuocar seco alla lotta. Onde essendo amendue nello steccato, et veggen-
do Alcide che, molte volte havendolo gittato a terra, più robusto si levava, s'accorse che
dalla terra ricuperava le forze. Per la qual cosa pigliò quello hoggimai lasso sotto le brac-
cia, et lo tenne tanto sospeso in aere che mandò fuori lo spirito. Il senso di questa favo-
la è doppio, cioè historico et morale. Pare che piaccia a Pomponio Mela, nel libro del-
la Cosmographia, nelle ultime parti della Mauritania essere stato questo Re, afferman-
do appresso Ampelusia promontorio che guarda verso l'Oceano Atlantico essere un an-
tro consacrato ad Hercole, et di là da Tinge castello molto antico (come dicono) da An-
theo edificato. In testimonio di ciò si mostra dagli habitatori un gran scudo di Elephan-
te, che per la grandezza al presente non è buono per nessuno, il quale affermano esse-
re stato adoprato da lui; et l'hanno in grandissima riverenza. Appresso si mostra dal-
l'istessi un poco di collo che tiene dell'imagine d'un huomo che giaccia col ventre all'in-
sù, il quale affermano essere stato sua sepoltura. Contra costui (dice Theodontio) Dioni-
gio Thebeo, che per la sua chiara virtù fu chiamato Hercole, haver havuto guerra; il
quale essendosi accorto che, havendolo rotto più volte in Mauritania, in un tratto rif-
faceva l'essercito, fingendo di fuggire lo condusse a perseguitarlo fino in Libia, dove lo
vinse et lo amazzò. Ma Leontio diceva questo Hercole essere stato figliuolo del Ni-
lo, il quale io reputo essere uno istesso col detto dianzi. Ma Eusebio nel libro dei Tempi
dice questo Antheo esser stato molto instrutto nell'arte della lotta, et d'ogn'altro ab-
battimento che si essercitasse in terra. Et per ciò egli dimostra tener per cosa finta che
fosse figliuolo della Terra, et che da quella gli fossero reintegrate le forze. Nondimeno Ful-
gentio dimostra il senso morale essere sotto la fittione, dicendo Antheo nato dalla Terra
essere la libidine, la quale nasce solo dalla carne, la cui toccata (benché sia lassa) ripiglia
le forze; ma dall'huomo virtuoso, negatole il tocco della carne, viene convinta. Costui, dice
Agostino essere stato al tempo che Danao regnava in Argo. Ma Eusebio al tempo d'Egeo
in Athene. Leontio poi regnando Argo appresso Argivi.


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