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Lucretius Carus, Titus - De rerum natura » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 210r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Thisamene figliuo-
lo d'Horeste.
Thisamene come scrive Eusebio fu figliuolo d'Horeste, et a
lui successe nel reame; del quale, perché altro non si ha di lui, non pas-
saremo più oltre.
Corintho figliuolo
d'Horeste.
Corintho fu figliuolo d'Horeste, sì come dice Anselmo in quel libro ch'
egli scrisse dell'Imagine del Mondo, nel quale afferma che edificò Corin-
tho, città d'Achaia, et il chiamò col suo nome. Et l'istesso dice Gerva-
so Tilleberiese; i quali, come che siano novi auttori, nondimeno non so-
no di picciola auttorità. Oltre ciò, Isidoro nel libro delle Ethimologie
dice che Corintho figliuolo d'Horeste edificò in Achaia Corintho. Ma
io non tengo che l'edificasse, ma forse che il ristaurasse, attento che Eusebio nel libro dei
Tempi vuole che quello fosse edificato molto prima da Sisipho, et nomato Ephira.
Horeste figliuolo
d'Horeste.
Horeste, sì come testimonia Solino tra le Meraviglie del Mondo, fu figli-
uolo d'Horeste et d'Hermiona; et afferma che da lui furono nomati
quei popoli che si dicono Horestidi, così dicendo: Il matricida fuggiti-
vo da Micene, havendo destinato passar più lontano, havea mandato qui
a nodrire un picciolo figliuolo, che di Hermiona gli nacque; la quale in
tutti gli affanni suoi gli era fida compagna. Ei crebbe, et nello spirto
del real sangue portando il nome di suo padre, acquistò ciò che è, et quello che entra nel
seno Macedonico et mare Adriatico; et tutto quello che possedette dal nome suo chiamò
Horestia.
Di costui non ho letto altro. Nondimeno si crede che i suoi venissero in lunga di-
scendenza, in tanto che Trogo Pompeo afferma Pausania interfettore di Philippo re de' Mace-
doni haver havuto origine da Horeste; ma in qual modo, per l'antichità non se ne ha notitia.
Dionisio, trentesimo-
primo figliuolo di Giove.
Dionisio, sì come nel libro delle Nature dei Dei scrive Cicerone, fu fi-
gliuolo di Giove et della Luna; il quale io direi che fosse l'istesso
che Baccho se nella madre non fossero dissimili, attento che Tullio
gli ascrive Orgia per madre. Nondimeno, egli è cosa possibile
che così sia, cangiata la fittione, mentre l'uno et l'altro pigliamo
per lo vino et non per huomo. Percioché Giove, cioè il calore


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