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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


i maligni et invidiosi; il che a sé mostra haver previsto Ovidio, mentre dice:
Ho già fornito un'opra, che né foco,
Né di Giov'ira non potrà, né ferro,

Né edace antichità far, che sia estinta.


Mercurio poi porta l'ale a' piedi per dinotare la velocità del parlare, il quale in un me-
desimo momento esce dalla boccha di colui che ragiona, et è raccolto nell'orecchie di
quello ch'ascolta. Oltre ciò, per lo più disegnano ai messaggieri la necessaria velocità.
Porta la verga in mano per dinotare l'ufficio del nuntio, percioché i messaggi furono so-
liti, come per un certo segno, portar le verghe; con la qual verga dicono che Mercurio
rivoca l'anime dalla morte, et alcune ne infonde nei corpi. Onde perciò possiamo com-
prendere le forze dell'eloquente, per le quali molti già dalle fauci della morte sono sta-
ti levati, et altri in quella cacciati. Chi dalla morte tolse Milone? Chi Popilio Lena-
te, per tacer degli altri? Se non l'eloquenza di Cicerone? Chi in bocca dell'Orco cacciò
Lentulo, Cethego, Statilio et altri huomini dell'istessa setta, se non la terribil forza dell'
eloquenza di Catone? Oltre ciò, con questa verga dicono che Mercurio incita i venti, ac-
cioché consideriamo un eloquente poter incitare dei furori, sì come contra Cesare ap-
presso Arimino fece la creatione di Curione; così ancho serenare le cose nubilose, cioè ri-
mover gli sdegni, sì come fece Tullio per Deiotaro, mentre con una benigna oratione
acquetò il gonfio petto di Giulio Cesare contra lui. Che poi con questa medesima verga
tolga et dia i sogni, egli è assai chiaro che per l'eloquenza i pigri et sonnolenti si sve-
gliano all'essercitio, et i troppo animosi ad acquistar gloria alquanto raffrena et fa
adormentare. A quella verga vi s'aggiunge un serpente, accioché dalla prudenza del ser-
pe si comprenda essere bisogno che l'eloquente sia discreto in eleggere i teropi e i luoghi
et ancho le persone d'orare, affine che l'oratore guidi ove desia gli auditori.
Eudoro figliuolo
di Mercurio.
Eudoro, come dice Homero nella Iliade, fu figliuolo di Mercu-
rio et di Polimila figliuola di Philante, del cui in tal modo parla:
Et il partenio martiale Eudonio
La sedia incominciava, che fu figlio

Di Polimila figlia di Philante.


Di costui Homero segue una lunga favola, dicendo che Mercurio veggendo Polimila leg-
giadramente ballare et cantare con le altre del Choro di Diana, di lei s'accese; onde se-
gretamente andando nel suo palazzo giacque con lei et generò Eudoro, huomo velocis-
simo et bellicoso; il quale andò con Achille alla guerra di Troia.
Mirtilo figliuolo
di Mercurio.


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