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Dionysius Periegetes - Orbis descriptio » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 219r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Mirtilo come dice Lattantio fu figliuolo di Mercurio, et guidò il car-
ro del re Enomao. Onde Pelope inamorato della figlia d'Enomao
Hippodamia, per haverla per moglie si deliberò entrare nel pericolo
del contrasto del giuocar a correre con le carrette insieme con Eno-
mao, di che essendosi accordato con Mirtilo che se la setava ch'egli
vincesse voleva lasciarlo haver i primi frutti d'Hippodamia. Per la
qual cosa Mirtilo pose un asse di cera alla carretta, là onde nel mezzo del corso la car-
retta d'Enomao restò per terra, et Pelope hebbe la vittoria et la donzella. Indi gittò Mir-
tilo in mare, il quale dimandava la sua promessa; di che morendo venne a dar nome a
quel mare, che da lui si chiamò Mirtilo. Nondimeno, il vero è che Enomao per tradimen-
to di questo Mirtilo, ch'era capo delle sue genti, fu in guerra vinto et morto, sì come
parlando di Pelope s'è detto.
Lari figliuolo
di Mercurio.
Lari furono due figliuoli di Mercurio et della Nimpha Pari, sì co-
me dice Ovidio. Ma Lattantio nel libro delle Divine Institutioni di-
ce ch'ella si chiama Larunda, overo Lara solamente; dell'origine di
questi Ovidio narra favola tale. Che amando Giove Iuturna, Nimpha
del Thebro et sorella del re Turno, ordinò all'altre Nimphe del lo-
co che se quella fuggiva la ritardassero, accioché nel seguirla ella
non s'annegasse. Ma Lara figlia d'Almone (come dice Paolo) et una delle Naiadi riferì
tutto l'ordine di Giove a Iuturna et Giunone. Là onde Giove sdegnato privò della lingua
Lara et comandò a Mercurio che la conducesse nell'Inferno, dove havesse ad esser Nim-
pha stigia. Onde Mercurio nel guidarla et riguardarla s'inamorò di lei, et per lo ca-
mino giacque seco; la quale essendosi impregnata, di lui partorì due figliuoli, i quali egli
dal nome della madre chiamò Lari. La fittione di questa favola tiene il senso assai nasco-
sto. Giove è il calore, il quale appetisce la Nimpha Iuturna, cioè l'humidità, nella cui pos-
sa oprare; ma Lara, la quale qui è posta per lo troppo calor della donna, separa l'effetto
del foco che opra. Nondimeno Mercurio, cioè la frigidità, per opra della natura eccita-
ta, vacuato il superfluo calor della donna ritira il seme in uno, et così Lara è privata
della lingua, cioè della potenza di nuocere. Di questa solamente calcata calidità, Mercu-
rio, cioè (secondo i gentili) la moderata prudenza della natura, ne trahe i Lari. Ma non
però dirittamente da quella, ma levata quella (secondo l'openione d'alcuni) aviene che i La-
ri col creato parto nascano, overo siano creati; i quali standovi ella non potevano essere
creati. De' quali Lari tutti gli antichi non hanno havuto una istessa openione. Percioché
gl'antichi istimarono che, essendo l'anima rationale da Mercurio condotta in un novo
corpo, come ho detto altre volte, deversi credere che da Mercurio però sia guidata, per-
ché nel sesto mese quel parto che viene attribuito a Mercurio sia tenuto ricever l'anima,
overo la vital potenza ne l'anima degli dei, over i dei venir custodi della nova anima.


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