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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


I quali alcuni hanno chiamato genio overo genii, et alcuni gli hanno detti Lari, come po-
co inanzi è stato narrato. Et sì come Censorino afferma nel libro del Giorno Natale, vuo-
le che sia detto Genio o perché cura che siamo generati, overo perché sia generato insie-
me con noi, overo che sempre difendi i geniti, et dice che da molti antichi è affermato Ge-
nio et Lare esser una cosa istessa, et specialmente Caio Flacco in quel libro ch'ei lasciò
scritto a Cesare, De Indigitamentis. Et benché dica esservi un solo Lare overo Genio, se-
guendo poi v'aggiunge che per openione d'Euclide Socratico ogn'uno ha il genio doppio,
et così ciascuno per openione degl'antichi ha due Lari. Il che assai pare che si confermi
per l'auttorità d'Anneo Florio, che nel quarto del suo Epitoma così scrive: Et di notte
ad esso Bruto, il quale col lume acceso secondo alcun suo costume stava seco pensoso, si ap-
presentò una certa oscura imagine; onde interrogatala chi si fosse, ella gli rispose, il tuo
cattivo genio. Et questo subito dagli occhi del riguardante sparve.
Di che si può considerare
che non sarebbe andato il suo cattivo genio se non vi fosse ancho il buono; et così sono due.
La verità Christiana gli chiama angeli, non generati col nascente ma accompagnati al
nato. De' quali l'uno buono sempre incita al bene, et l'altro cattivo si sforza al contrario;
et come testimoni et conservatori de' nostri beni et mali, fino alla morte continuamente
ci accompagnano. Oltre ciò, credettero questi Lari esser sopra le cose private, sì come nel
principio dell'Aulularia dimostra Plauto, et gli chiamarono dei famigliari overo dome-
stici, et sì come gli habbiamo detti essere apposti alla custodia del corpo. Così ascrissero al-
la guardia della casa, et nelle case gli diedero un loco commune, cioè dove gli antichi fa-
cevano nel mezzo della casa il focolare, et ivi con sacrifici secondo l'antico costume gl'ho-
noravano. Il che appresso noi non s'è ancho scordato, attento che se bene quel errore scioc-
cho se n'<è> andato, durano ancho i nomi et una certa sapienza degli antichi sacri vestigi.
Habbiamo noi fiorentini, et così forse ancho alcune altre na<t>ioni, per lo più nelle case
domestice, dove si fa il foco commune a tutta la famiglia della casa, alcuni instrumenti
di ferro che sostentano le legna del foco chiamati Lari, cioè i capi fuoco, et ne l'ultimo
di Dicembre dal padre di famiglia si mette sopra il foco con l'uso de' capi un gran tiz-
zone, a cui sta d'intorno tutta la famiglia; et esso sedendo dall'altro capo del gran legno
si fa dar bere, et poscia che ha bevuto spruzza con l'avanzo del vino che nella tazza
gli è restato il capo dello tizzone a caso; et indi havendo tutti gli altri bevuto, come
quasi havessero essequita la solennità, ogn'uno va per fatti suoi. Questo spesse fiate vidi
io essendo fanciullo essere celebrato da mio padre, huomo veramente catolico et Chri-
stiano, in casa sua. Né dubito che ancho fino al dì d'hoggi non si osservi da molti, più to-
sto per usanza de' suoi maggiori che per inganno d'alcuna idolatria o superstitione.
Evandro figliuolo
di Mercurio, che generò Pallante et Pallantia.
Evandro Re d'Arcadi, come dice Paolo, fu figliuolo di Mercurio et Nico-
strata, et veramente fu huomo per valore et ingegno illustre. Dice Ser-
vio che egli amazzò un certo Icerillo, huomo molto bestiale, sì come Her-


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