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Plato - Gorgias » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 17v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


cho alcuni famosi Christiani istimarono, guidati forse da questa ragione. Percioché
essendo Iddio la somma bontà, et colui che commette peccato, che forse è così cattivo et
l'effetto sia così pessimo, è di necessità ch'egli sia lontanissimo da Iddio, come da suo con-
trario. Poscia noi crediamo Iddio habitare in cielo, et dal cielo non è nessuna parte più
lontana dal centro della Terra; et per ciò forse non pazzamente è stato creduto ch'i sce-
lerati patiscano ivi le pene, come in loco da Iddio lontanissimo. Di ciò nondimeno Tullio
apertamente nelle Questioni Tusculane se ne fa beffe; onde assai si può presupporre altro
haver creduto gli antichi saggi. Et però quando che volsero esservi due mondi, cioè il
maggiore et il minore, il maggiore, quello che generalmente chiamiamo mondo, et il mi-
nor l'huomo, affermando tutte le cose essere nel minore che da quelli sono descritte nel
maggiore, credo che istimassero questo Herebo et questi tormenti essere tra il minor
mondo, cioè l'huomo; et credo ancho che volessero quelle horribili forme le quali nell'en-
trata dell'Herebo descrive Virgilio essere le cause esteriori per le quali di dentro sono
causati quei supplici, o vero quelle che di fuori appaiono cagionate da quelle interne. Il
cui senso istimo molto migliore. Ma hora resta che io segua secondo l'ordine ad esporre
il sentimento delle predette. Penso adunque essere finto che nel profondo centro di questo
Herebo sia una città di ferro, accioché per quelle intendiamo la profonda parte del no-
stro ostinato cuore; nella cui veramente spesse volte siamo pertinaci et di ferro. I Tetani,
cioè gli huomini inchinati alle cose terrene, et i Giganti, che sono i superbi gittati a ter-
ra, non per altro sono detti essere crucciati affine che conosciamo d'intorno questo i ter-
reni et gli altieri huomini d'animo essere tormentati; i quali mentre sempre desiderano
essere inalzati sono tenuti essere oppressi et sprezzati dal suo cieco giudicio, et alle
volte sono cacciati dall'altezza; il che a loro è fiero tormento. Per Titio poi stracciato
dall'avoltoio è da intendere la mente di ciascuno, che s'affatica conoscere quelle cose
ch'a lui non s'appartengono; overo di colui che in accumular thesori da continuo pen-
siero è travagliato. Isione girato continuamente da una ruota dimostra i desideri di
chi bramano i regni. Così ancho Sissipho che rivolge all'insù i sassi manifesta la
vita di colui che in efficaci et duri sforzi si consuma. Per Tantalo poi, che tra l'onde et
i pomi si consuma per la sete et fame, dobbiamo intendere i pensieri degli huomini avari
et le angustie d'intorno la infame parsimonia. Indi Theseo che se ne sta otioso dimostra
i frivoli sforzi de' temerari, per li quali infelicemente sono tormentati. Oltre di ciò di-
cono questi tali essere crucciati sotto i supplici di Thisiphone, il che penso così doversi in-
tendere. Thisiphone s'interpreta Voce d'ire, onde è chiaro che quelli i quali sono
crucciati da questi tali in sé stessi si adirino, et mai non mandino fuori le voci dell'ire.
Per quelli tre giudici poi intendo questo, cioè che, oprando male, possiamo offen-
dere tre persone, Iddio, il prossimo et noi stessi; et così che siamo ripresi et con-
dennati da tre giudicii di conscienza. Per lo guardiano della porta che è il Tricerbero
cane, il cui ufficio è lasciar entrare ogn'un che vuole, et uscire a quelli che sono entrati
vietare, istimo essere da intendere tre cause che con fiero mosso rodeno le menti mortali
degl'ingannati, cioè le carezze degli adulatori, la falsa openione della felicità et lo


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