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Petrarca, Francesco - Rime sparse » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 227r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


insolenza ruinava tutto il paese d'Athene, del cui s'è detto parlando di Pasiphe. Ma in
tal modo Seneca il ricorda:
Di non picciol timore l'ardito Toro.
Nella nona fatica vinse Acheloo, del quale si è narrato parlando di lui; onde Ovidio ciò
tocca dicendo:
Non sete voi quelle possenti mani,
Che spezzaste le corna al fiero Toro?

Nella decima vinse et amazzò Diomede re di Thracia, il quale soleva amazzare quel-
li che alloggiavano seco et poi dargli a mangiare ai suoi armenti; di che Hercole ha-
vendolo morto, il fece mangiare ai suoi cavalli proprii. La qual cosa ricorda il mede-
simo Seneca:
Che starò a ricordar le stalle dove
Il gregge di Bistonio si pasceva
Di carni humane, onde agl'istessi armenti
A la fine fu dato il re perverso?

Nella undecima, essendo il re Busiri figliuolo di Nettuno et Libia divenuto grandissi-
mo ladrone, et dando noia a tutti i passi vicini al Nilo, facendo sacrificio di tutti quelli
stranieri che nelle sue mani capitavano alli dei, Hercole ivi arrivando il vinse, et rese se-
curo tutto quel paese. Là onde Ovidio dice:
Adunque ho domat'io Busiri, il quale
Con il sangue stranier macchiava i tempi?

Nella duodecima andò in Libia, et appresso Sumitto città d'Africa, come dice Lattan-
tio, vinse alla lotta Anteo figliuolo della Terra, del quale l'istesso Ovidio scrive:
Ad Anteo della madre il cibo tolsi?
La favola di costui, dove ho scritto d'Anteo si è narrata. Nella terzadecima pose le Co-
lonne in Occidente, delle quali Pomponio Mela nella Cosmographia dice: Indi vi è un
monte molto alto posto dirimpetto alla Spagna, et dall'altra parte un altro. Quello è
chiamato Calpe, et questo Abila, et l'uno et l'altro si chiama le Colonne d'Hercole.
La
fama del nome v'aggiunge una favola, cioè Hercole già haver rovinato le cime di mol-
ti monti, et con la gran mole d'Anteo et di que' monti haver fatto una massa, che fece ri-
volgere l'Oceano per quelle parti dove hora bagna. Né Seneca tacque questo, dove dice:
Et d'ogni parte ruppe i monti, et fece
Al rovinoso Oceano la via.

Nella quartadecima tolse i pomi d'oro alle donzelle Hesperidi et amazzò il vigilante
dracone, del quale così dice Seneca:
Dopo questo assalito havendo i luoghi
Del riccho boscho portò via l'aurate

Spoglie di quel sì vigilante drago.


Nella quintadecima pigliò guerra contra Gerione, che in tre forme si transformò, on-
de tre volte gli fu bisogno vincerlo; et alla fine havendolo morto, con gran pom-
pa condusse l'armento hispano et famosissimo fino in Grecia. Il che tocca Sene-
ca dicendo:
Tra i più lontani gregi de la gente
D'Hispagna, morto fu il pator triforme
Del Taratesio lito, et fu la preda
Da la Spagna ne l'Asia ancho condotta.

Nella sestadecima riportò ad Euristeo il Balteo della reina delle Amazone, la quale
fu da lui vinta. Onde Seneca:


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