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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Non vinse lui la vedova regina
De le Amazoni, che proposto havea

Di sempre dimorar in casto letto.


Nella decimasettima amazzò ancho Caco ladro dell'Aventino; onde Boetio parlando
della Consolatione:
Et Caco satollò l'ire d'Evandro.
Nella decimaottava Hercole con gran travaglio superò i Centauri, che con insolenza
volevano il dì delle nozze rapire Hippodamia a Pirithoo. Di che Ovidio dice:
Né durar meco potero i Centauri.
Nella decimanona amazzò Nesso Centauro, che sotto spetie di farli servigio s'era in-
gegnato menarli via la moglie Deianira; sì come chiaramente si vede dove si ha scritto
di Nesso. Nella ventesima, con l'aiuto di Giove che fece piover pietre, come nella Cosmo-
graphia
mostra Pomponio, Hercole superò Albione et Begione, che non lontano dalla
foce del Rodano gl'impedivano il suo viaggio. Nella ventesimaprima liberò Hesiona fi-
gliuola di Laumedonte dal monstro marino, come s'è visto parlando di Laumedonte.
Nella ventesimaseconda rovinò Troia. Nella ventesimaterza amazzò Lacinio ladrone,
che dava noia con assassinamenti all'ultima parte dell'Italia; et a Giunone edificò un tempio
chiamato di Giunone Lacinai. Nella ventesimaquarta (come narra Homero nella Ilia-
de
) egli ferin con un dardo da tre punte in una mammella Giunone; il che dice Leontio da
lui essere stato fatto percioché dal Re Euristeo havea inteso ch'ella era cagione di tut-
te le sue fatiche. Nella ventesimaquinta con gli homeri sostenne il Cielo; di che fu cagio-
ne, dice Anselmo nel libro della Imagine del Mondo, percioché facendo i Giganti guerra
contra i Dei, tutti gli Dei si ritirarono in una parte del Cielo, onde tanto fu il loro pe-
so che pareva il Cielo voler rovinare. Per la qual cosa, affine che non cadesse, Hercole in-
sieme con Atlante vi pose le spalle. Nondimeno la favola è più chiara che, essendo lasso
Atlante, et disiando mutar la spalla, in questo mentre Hercole vi sottopose le sue. On-
de Ovidio descrivendo quello che si lamenta, il fa in tal modo parla<re>:
Retto non ho con queste spalle il Cielo?
Nella ventesimasesta, Hercole andò all'Inferno et ivi ferì Dite, sì come nella Iliade Ho-
mero dimostra. Nella ventesimasettima liberò dall'Inferno Theseo impaurito per la mor-
te di Perithoo, et il condusse di sopra. Nella ventesimaottava ricondusse Alceste, moglie
d'Ameto Re di Thessaglia, dell'Inferno al marito. Percioché dicono che, essendosi infer-
mato Admeto et pregando Apollo che li porgesse aiuto, da Apollo gli fu riposto che
non v'era rimedio alcuno, eccetto se qualche d'uno de' suoi più prossimi non moriva per
lui. Il che intendendo la moglie Alceste, non paventò punto accettare la morte in ve-
ce del marito, et così morì, et Admeto fu liberato; il quale havendo molto dolore
della moglie, pregò Hercole che andasse all'Inferno et conducesse di sopra la di lei ani-
ma. Il che fu da lui fatto. Nella ventesimanona, entrando nell'Inferno prese per la barba il
Tricipite cane Cerbero che gli vietava la entrata et gli la cavò, legandolo appresso
con una catena a tre doppie et conducendolo di sopra, sì come s'è ragionato parlando
di sopra di lui. Nella trentesima, ritornando dall'Inferno amazzò Lico Re di The-


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