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Serafino Aquilano - Rime » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 229v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Gerione era Trianime; il che Rabano comprende per due suoi fratelli, tanto seco concor-
di, che in ciascuno di loro pareva che fosse l'anima degli altri. Giustino poi di lui così
dice: In un'altra parte d'Hispagna, la quale è nelle medesime isole dove fu il regno di
Gerione, in questa è tanta abondanza d'hapulo, che se gli armenti non sono astenuti da
quello vengono tanto saginati che si corrompono; di che gli armenti di Gerione, che in
quel tempo solevano essere le sole ricchezze, vennero in tanta fama che Hercole per
la grandezza della preda si partì d'Asia, et andò ivi a rubarli. Ma esso Gerione non
hebbe tre forme di Natura, sì come dicono le favole, ma furono tre, di tanta concordia
che parevano tutti tre d'un animo solo. Né senza cagione ei mosse guerra ad Hercole;
ma veggendo i suoi rapiti armenti perduti, per forza con guerra cercò rihaverli.
Que-
sto dice Giustino. Di Caco è stato detto di sopra. Dei due Leoni et del cigniale Mena-
lio, perché crediamo alle historie, non ci resta a dire altro. Delli Stimphalidi uccelli, cio-
è Arpie, et del Tauro, dove si è parlato del Re Minos si ha trattato. Così di Diome-
de, di Busiri et delle Colonne, queste sono historie narrate; né meno fu vero delle Ama-
zone, dei vinti Centauri, di Nesso Centauro, degli amazzati Albione et Bergione,
et di Hesiona; il che si è particolarmente scritto parlando di ciascuno di loro. Che ro-
vinasse Troia, fu verissima historia. Né che amazzasse Licinio è altro che la morte
d'un ladrone. Che sostenesse con gli homeri il cielo, questo è detto impropriamente. Può
bene essere che essendo egli stato ammaestrato nella Astrologia da Atlante, a quel tem-
po famosissimo huomo, et volendo Atlante riposarsi, overo venendo a morte, Her-
cole entrasse in suo loco, et sotto entrasse nella fatica d'insegnare i corsi dei corpi so-
pracelesti. Che poi con un dardo da tre punte impiagasse Giunone, descrive l'opra
del sapiente; percioché il prudente per tre ragioni sprezza et fa poco conto delle ric-
chezze et sublimi potenze, attento che le cose temporali in reggerle sono ansie, in con-
servarle piene di sospetti et pensieri, et nello stato dubbioso et frali. Et così col dar-
do da tre punte è ferita Giunone da Hercole. Che anchora scendesse all'Inferno et im-
piagasse Dite, egli è l'istesso che si è detto di Giunone, essendo Dite Iddio delle ricchez-
ze; il quale tante volte è ferito quante sono sprezzate le ricchezze, sì come leggiamo
havere fatto alcuni Philosophi, perché le tenevano inimiche degli studi. Che liberasse
Theseo, è più tosto historia che fittione. Di Alceste dall'Inferno ritornata ad Admeto,
narra Fulgentio che havendo il padre d'Alceste fatto questo partito, che chi vole-
va sua figliuola per moglie dovesse mettere sotto una carretta due fiere differenti; on-
de Admeto per dono d'Apollo, et Hercole vi aggiunse il cigniale et il Leone; et co-
sì hebbe Alceste. Dice adunque Admeto essere posto in modo de mente, et egli essere
detto Admeto, come colui che potrà affrontare il meto, cioè la paura. Questi deside-
ra Alceste per moglie. Alce significa poi Lingua, et Tica prosontione. Adunque la men-
te, sperando, fa prosontione per sua moglie; aggiunge due fiere alla sua carretta, cioè
aggiunge due virtuti alla sua vita dell'animo et del corpo; il leone come virtù dell'a-
nimo, et il cigniale come del corpo. Acciò gli è favorevole Apollo et Hercole, cioè la
virtù et la virtù. Adunque la prosontione pone sé medesima alla morte per l'ani-


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