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Plato - Epinomis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 232v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Eolie, et quella dalle parti che il Sol leva non molto stretta, et dalle differente per più
minute fiamme; attento che quasi tutte vomitano foco. Là onde nasce che dal fumo di lei
spetialmente gli habitatori presentiscono che venti per spatio di tre giorni siano per
soffiare. Di che è avenuto che Eolo fosse tenuto Iddio de' venti, affermando Paolo ch'e-
gli, non havendovi ancho gli altri posto fantasia, fu il primo che alquanto lungamen-
te havendo considerato al rimbombare dei venti et ai moti delle fiamme, di maniera
havea compreso i loro corsi che, sentendole o veggendole, subito prediceva qual sorte di
vento fosse per levarsi in quelle parti, non altrimenti che s'egli havesse a commandarli. Et
così di questa falsa credenza la fama crescendo, appresso gli ignoranti gli impetrò che
fosse istimato Dio dei venti. Nondimeno, sono di quelli che vogliano in questa fittione di
Virgilio che Eolo, il qual siede nella roccha, sia la ragione ch'in Cerbero ha la sua se-
de, et i venti siano gl'instabili et vani appetiti che nell'antro dell'human petto fanno tu-
multo. I quali se dalla ragione non sono raffrenati, è di necessità che conducano in mor-
tal ruina chi gli manda; anzi bene et spesso che ruinino et squarcino tutto il mondo.
Percioché habbiamo potuto conoscere quello che sia seguito dalla mal lasciata impetuo-
sa libidine di Pari; che dalla pazza prosontione di Xerse Re de' Persi; che dall'ambi-
tione di Mario; che dall'avaritia di Crasso, et di molti altri. Che da loro in uno utre
dati nel poter d'Ulisse da giudicare, l'habbiamo mostrato di sopra dove d'Ulisse s'è det-
to. Oltre ciò, Vergilio artificiosamente tocca la natural cagione de' venti. Veramente
nascano nelle caverne oprando il moto dell'aere, et uscendo sono portati per l'aere.
Et così confessa tenere il reame da Giunone, cioè dall'aere, senza il quale il vento non
puote essere creato; onde quando si levano in alto si racconciliano con Giove, in
quanto che s'appropinquano più alla ragione del foco et s'assettano alle mense dei dei,
superiori corpi; et durando la dispositione dell'aere convenevole a produrgli, essi an-
cho continuano. Oltre ciò, sono di quelli che vogliano i dodici figliuoli di Eolo essere do-
dici Venti, sì come Aristotele nelle Methaure dice che sono; et vogliono che sei di que-
sti habbiano possa col suo spirare oprare che la terra mandi fuori overo dispone le
forze a produrre il frutto, et altri sei che rendino quella apparecchiata a riceverlo. Et
così gli opranti maschi, et i patienti fanno femine.
Macareo et Canace,
figliuolo d'Eolo.
Macareo et Canace, come nelle Pistole Ovidio dimostra, fu-
rono figliuoli d'Eolo; i quali meno che honestamente amandosi, et
usando insieme della commodità consanguinea, avenne che Canace
partorì di Macareo un figliuolo. Il quale segretamente per una no-
drice essendo mandato fuori del palazzo a nodrire, occorse che il
fanciullino infelice col suo gridare si scoperse all'avo; il quale infiam-
mato per la scelerità de' figliuoli commandò che innocente fosse dato a mangiare a' cani,
et per un Satellite mandò un coltello a Canace, accioché <per> li suoi portamenti usasse di quel-


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