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Ovidius Naso, Publius - Tristia » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 234r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


de' Colchi si innamorò di lui. Alla quale segretamente promettendo torla per moglie, da
lei fu ammaestrato a qual partito potesse domare i tori che havevano i piedi di bron-
zo, mettergli il giogo, ammazzare il Serpente vigilante et seminare nei solchi i loro
denti, et poi lasciare che quegli huomini armati che di quelli uscissero tra loro si man-
dassero in ruina; et ancho gli insegnò la breve via per pigliare il Vello d'oro. Il quale se-
condo le instruttioni havendo essequito il tutto, venne alla disiata preda, et toltala se-
gretamente, con i compagni et con Medea se ne fuggì. Nondimeno, egli è cosa chiara
che tutti gli Argonauti non tennero un istesso viaggio, legendosi che Hercole et quasi
tutti gli altri arrivarono all'Helesponto et Propontide, et scrivendo tutti gli antichi
che Giasone entrò nella face dell'Hibero, et indi pervenne quasi fino a quella parte dove
l'Histro diviso è portato nel mare Adriatico, et in quella entrando arrivò fino
nell'Adriatico. Il che allega Aristotele in quel libro delle Cose Maravigliose da Udire,
dicendo che benché ivi siano luoghi innavigabili, Giasone gli fece navigabili. Et per
confermare questo viaggio, dice, perché quei luoghi per li quali dice che Giasone
navigò sono folti et pieni di cose mirabili, si ritrovano altari fabric[d]ati a Giasone,
et in una Isola del mare Adriatico da Medea vi fu edificato un tempio a Diana. Oltre
ciò, il castello di Pola, che fino al dì d'hoggi dura, prima fu habitato da genti di Colco.
Queste cose al mio giudicio non provano con la navigatione, ma più tosto potrebbono
fermare quelle che gli altri tengono, cioè Giasone quanto più tosto potesse haver fi-
nito il viaggio con la nave; indi ostando i monti al suo navigare, i compagni portando
sopra gli homeri la nave haver superato i monti et essere pervenuti all'Histro, fiume
Cisalpino, et caminando haver fatto quei tempi et altari che si narrano. Ma tenes-
se qual viaggio si voglia, si ritrova che gli ritornò col Vello D'oro nella patria, et
portò quello (come dice Lattantio) a Creonte re dei Corinthi. Costui di Medea haven-
do havuto due figliuoli, oprò sì ch'ella gli ringiovenì il padre Esone, la quale poi
sotto spetie di ciò fece che le figliuole di Pelia amazzarono il padre; là onde o per la
scelerità di questo o per altra cagione Giasone la ripudiò, et come dice Lattantio tol-
se per moglie Glauce. Ma Seneca nella tragedia di Medea dimostra che togliesse Creu-
sa figliuola di Creonte re di Corinto, per <l>o qual sdegno, poscia che hebbe veduto per
incanti et malie di Medea abbrugiate tutto il palazzo, vide ancho con gli occhi propri
da lei con un coltello essere squarciati i propri figliuoli da lui generati; onde di qui
può essere vero che egli poi togliesse Glauce. Finalmente per suo diffetto essendo fuggi-
ta Medea da Egeo, dal quale era stata tolta per moglie, di novo (come dicono) fu tolta
da Giasone, che di Thessaglia era stato scacciato. Onde di novo insieme con Medea
passò in Colco et ritornò in stato il vecchio Oeta padre di Medea, il quale era stato
privo del reame; indi nell'Asia oprò molte cose magnifiche, intanto che ivi come
Dio fu adorato, et al suo nome furono drizzati tempi et altari; i quali poscia per
commandamento d'Alessandro Macedonico, che forse hebbe invidia alla sua glo-
ria, furono rovinati. Quale poi et dove fosse la sua morte, non mi ricordo ha-
vere letto. In questa historia così succintamente narrata vi sono alcune cose


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