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Plato - Respublica » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 238r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Podacre figlio di
Iphicleo.
Podacre sì come afferma Lattantio fu figlio d'Iphicleo;
del quale, auttore nessuno non fa, ch'io m'habbia letto, altro ricordo.
Sisipho figliuolo
d'Eolo, che generò Glauco et Creonte.
Sisipho fu figliuolo d'Eolo, sì come a bastanza si vede in Ovi-
dio, dove dice:
Ritorna, dove d'Eolo il figliuolo
Sisipho un grave sasso ogn'hor tormenta.

Et Oratio nelle Ode dice Sisipho d'Eolo figlio. Dove egli è da avertire che furono due
Sisiphi, et così di necessità vi fa più d'un Eolo, benché Lattantio dice che furono
solamente due. Ma prima veggiamo dei Sisiphi. Il primo Sisipho fu al tempo di Da-
nao Re d'Argivi, o almeno di Linceo figliuolo d'Egisto che a Danao successe, perché
l'uno et l'altro testimonia Eusebio nel libro dei Tempi. Dice ch'egli al tempo di Da-
nao Re d'Argivi edificò la Città Ephira, la quale Corintho figliuolo di Horeste chia-
mò poi dal nome suo Corinto, che fu negli anni del mondo Millesettecento et venti-
nove. Né molto poi, secondo altri allega che l'istesso Sisipho edificò Ephira nell'anno
quintodecimo del regno di Linceo, che fu negli anni del mondo millesettecentono-
vantaquattro. Et questo fu detto Re di Corinthi, cioè d'Ephira. Il che non si conface,
percioché quelli che furono detti Re dei Corinthi molti da poi incominciarono, cioè ne-
gli anni del mondo quattromila et cento, nel tempo che a' Latini signoreggiava
Enea Silvio et agli Atheniesi Melenthone padre di Codro, il loro primo Re Ale-
tio. Onde costui fu figlio di quel Eolo del quale fu ancho Criteo, Salmoneo et Iphi-
cleo, et gli altri del suo tempo; et di lui fu moglie Merope figliuola d'Atlante, la
quale li partorì Glauco et Creonte. Della quale dice Ovidio:
Et Merope la settima figliuola
Sisipho a te mortal fu data moglie.

Vi fu ancho l'altro Sisipho, et medesimamente figliuolo d'Eolo; et di questo l'aut-
torità di sopra testimoniano più tosto che di quello che si è detto. Et questi fu regnan-
do Egeo in Athene, percioché, come dice Lattantio, havendo Sisipho con crudeli ruba-
menti occupato un monte posto tra il mare Ionio et Egeo, che si chiama Isthmos, si pa-
sceva con tal pena de' mortali, che aggravando gli huomini col peso d'un grandissimo sas-
so gli faceva morire. Ma Servio dice che, havendo egli preso i viandanti, s'assettava so-
pra un scoglio et gli chiamava che li lavassero e' piedi; così mentre stavano intenti a ta-
le essercito, con un calcio gli precipitava in mare. Vuole Homero che costui dimorasse
nella Città d'Epira d'Argivi, che poscia fu detta Corintho. Altri dicano poi ch'egli
fu segretario dei dei, et perché manifestò i loro segreti fu nell'Inferno condennato a tal
pena, che sempre rivolgesse un sasso di grandissimo peso, sì come narra Ovidio:
O sempre trahi, o sempre spinge inanzi
Sisipho il sasso, che minaccia danno.


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