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Vergilius Maro, Publius (Pseudo) - Catalepton » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 240r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


ri la fiamma, et abbruggiò tutto il palazzo di Creonte et essa Creusa insieme. Ma i
figliuoli di Medea di ciò avisati si partirono prima.
Cephalo figliuolo
d'Eolo, che generò Hespero.
Cephalo fu figliuolo d'Eolo, sì come chiaramente si vede in Ovidio. Di
costui fu moglie Procri figliuola del Re Eritteo; nondimeno dice Servio
che nacque d'Hiphilo. Costui fu amato dall'Aurora, la quale (secondo
Servio) gli donò un cane chiamato Lelapa et due dardi che mai non
erano lanciati indarno, percioché si dilettava di caccie. Onde richieden-
doli poi l'Aurora i suoi abbracciamenti, egli le rispose che s'havea dato fede con la mo-
glie di serbare castità; a cui soggiunse l'Aurora, "pregoti che faccia prova della castità
di sotto forma altrui". Di che essendosi cangiato in mercante, se n'andò a lei con
molte gioie et doni, di maniera che la condusse ne' suoi voleri; onde subito tutto turbato
si palesò a lei chi egli si fosse. Ma Ovidio dice che l'Aurora usando degli abbraccia-
menti di Cephalo, et egli curandosene poco et amando solamente Procri, dall'Aurora
tutta piena di sdegno gli fu detto:
Ingrato ferma tutti i tuoi lamenti,
Et habbi pur, li disse, la tua Procri,
Che, se la mente mia prevede il vero,
Anchor ti pentirai d'haverla havuta.

Il che inteso, subito Cephalo incominciò sospettare della pudicitia della moglie, et delibe-
rato farne esperienza, sotto habito di mercante venne alla propria casa; dove non veg-
gendo cosa nessuna men che honesta, quasi volse lasciare stare di tentare più altro. Non-
dimeno, durando tuttavia in quella fantasia, tanto fece che pattuì con la moglie per
prezzo di molti doni una notte seco; il che concluso, subito si dimostrò chi egli era. On-
de Procri, mossa dalla vergogna del fallo, subito se ne fuggì nelle selve et si fece Nimpha
di Diana, incominciando attendere alle caccie; dalla quale hebbe in dono un cane et un
dardo. Finalmente con preghi havendo Cephalo acquetata la moglie, da lei hebbe in
dono il dardo et il cane. Di che continuando tuttavia egli nelle caccie, et bene spesso es-
sendo lasso et affannato, nel maggior calore del Sole si ritirava all'ombre degl'arbori,
et per suo refrigerio cantando chiamava l'aura. Per la qual cosa un certo villanello sen-
tendolo, et istimando che ei chiamasse la Nimpha, riferì il tutto a Procri, la quale mos-
sa da Gelosia, per vedere che fosse costei che chiamata andasse a lui, si nascose tra gli ar-
boscelli di quella valle. Là onde secondo il solito sentendo Cephalo che con piace-
vole voce invitava l'aura, pian piano alquanto si mosse per vedere quello che non hav-
rebbe voluto; Cephalo, sentendo il movere dei virgulti, istimando quella essere una
fiera lanciò il dardo che mai non feriva invano, et inavertentemente impiagò la
moglie; la quale nelle sue braccia raccolta, pregandolo che in loco di lei no<n>


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