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Seneca, Lucius Annaeus - Medea » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 19v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Et quello che va dietro. Là onde s'alcuno a pieno considerera questi versi, senza diffi-
cultà conoscerà quella essere la Invidenza; la quale noi con più ampia licenza chiamiamo
Invidia, et dell'Herebo et della Notte figliuola.
Timore, quinto
figliuolo dell'Herebo.
Afferma il detto Tullio il Timore essere stato figlio dell'Here-
bo et della Notte. Percioché il timore, come dice l'istesso Cicerone,
è una cautione contraria alla ragione. Et io istimo costui essere detto
figliuolo di tali padri perché dai più rimossi luoghi dalla cognition
nostra nei nostri petti nasca. Nondimeno io lo istimo di due sorti, cioè
quello che di ragione può cadere in un huomo discreto, come è teme-
re i tuoni, et quello che senza essere sforzato da nessuna ragionevole cagione, non altri-
menti che donnicciuole smarrisce alcuni. Questi, sotto il nome di Timore, è uno dei mini-
stri di Marte, sì come ci dimostra da Statio così dicendo:
Indi comanda in quattro gir inanzi
Il Timor, ch'era de la fiera plebe
Un de compagni; il qual non altramente
Era pronto a locar tremanti teme,
Et dal vero levar gli animi ogn'hora
Di quel, che proprio sia l'effetto espresso;
Pronto ad aggiunger voci, e mani a un mostro
Et oprando ogni cosa, ch'a lui piaccia
Facendo, che l'auttore il tutto creda;
Con spaventevol corso a quel parendo
Veder sommerger le città col Sole;
Facendoli talhor veder due Soli,
Le stelle oscure, et che si volga appresso
La Terra, et giù cader l'antiche selve.
Così infelicemente i paurosi
Pensano di veder.
Et quello che va dietro.
Potrei, famosissimo Re, far di molte parole esponendo le parti di questi versi, acioché io
venissi a dimostrare i costumi del Timore; ma così sottili et liggieri sono i figmenti, ch'io
mi sono imaginato essere cosa superflua passar più oltre. Oltre di ciò a costui aggiunge
Tullio nelle Questioni Tusculane non avertentemente essere sottoposti molti ministri, co-
me sarebbe a dire la Pigritia, la Vergogna, il Terrore, la Tema, la Pusillanimità, il Tremore,
la Conturbatione, il Sospetto et molti altri; de tutti e' quali ivi lungamente si legge.
Iinganno, sesto
figliuolo dell'Herebo.
Medesimamente è l'Inganno, come piace a Tullio, figlio dell'Herebo et
della Notte; del quale era solito raccontare Barlaam che, essendo andato
con i Greci alla guerra Troiana, et ritrovandosi male in arnese et
poco armato, consigliandosi alcuni dei primi delle cose da essere opra-
te da Ulisse, a cui era molto famigliare, essere stato condotto a quel
consiglio. Il quale havendo inteso gli animi inalzati et gloriosi, et i
consigli d'alcuni, et essendossene alquanto seco stesso riso, pregato alla fine disse il suo pa-
rere; il cui se bene non era honesto, nondimeno perché pareva utile fu ammesso. Et a lui in-
sieme con Epoo subito fu data la cura di fabricare un cavallo, col mezzo del quale poi si


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