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Vergilius Maro, Publius (Pseudo) - Catalepton » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 263r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


tamente descritte, che quelle istesse cose penseranno in poche letterine di diversi essere lo-
cate. In questo confesserò io i poeti essere simie; il che io tengo honoratissima cosa, cioè
con l'arte sforzarsi imitar quello che per potenza opra la natura. Ma che tante co-
se? Sarebbe meglio a questi tali oprare, se potessero, che noi insieme con loro divenissimo
Simie di Giesù Christo che farsi beffe dei non conosciuti poeti, avenendo spessissime vol-
te che quelli che tentano l'altrui pizzicore graffiare sentano ancho le altri ugne con
ansietà insanguinarsi del loro.
Ch'egli non è mal
fatto né peccato mortale legge-
re i libri dei poeti.
Questi arbitri della giustitia, anzi ingiustitia, con ardente ra-
bie desiderando la rovina del poetico nome, come quasi contra lui
havessero detto poco, ad alta voce gridano con simile gracchiare:
"O famosi huomini; o riscossi col sangue divino; o grato popolo a
Iddio; se punto di pietà, se punto di divotione, se punto di amore del-
la Christiana religione, et se punto di tema d'Iddio è in noi, gittate
nelle fiamme questi infausti libri de' poeti, abbrugiateli, et date le loro ceneri a serbare
ai venti, percioché l'haverli in casa, leggerli, et ad alcun modo ancho volerli vedere,
è mortal peccato. Empiono l'anime di mortal veleno, traheno voi nell'Inferno, et in eter-
no vi fanno essuli del regno celeste." Dopo questo inalzando i gridi adducono in testimo-
nio Girolamo, il quale dicono che dice nella Pistola a Damasso del figliuolo prodigo:
I versi dei Poeti sono cibo dei demoni. Et con queste et molte altre simili cose, con la
gola gonfiata intonano gli auditori ignoranti: "O pietà. O antica fede. O gran patien-
tia d'Iddio, che sopporti? Perché, o fattor delle cose, nelle dritte torri, perché nelle alte ci-
me dei monti drizzi i folgori? Questi, Santissimo Padre, sono da ferire, i quali con la lin-
gua piena d'inganni, et con bugiarda ruina d'altri et spesse volte innocenti, si usurpano
la gloria vana." I medici con la terra cuopreno i suoi errori; questi con le prohibitioni
et fiamme si sforzano celare le loro ignoranze. Qual semplice huomo udirà questi
tali che non istimi i poeti essere dannosissimi huomini, inimici del nome divino, imitato-
ri dei demoni, crudeli, malefici, et sempre attori di opre inique, ne' quali non sia nessuna
cura delle buone arti, nessuna pietà, nessuna fede overo santità? Et così per opra et ini-
quità di questi ignoranti, i famosi huomini conseguiscono quella ignominia che non me-
ritarono mai. Ma spero che Iddio una volta il vedrà. Ma noi veggiamo possendo qua-
le sia questa sì mortale iniquità che questi tali gridano essere commessa se si tengono,
veggono o leggono i versi dei poeti; quelle cose che in sé contengano i loro libri, quello
che persuadano, quello che dannino et quello che insegnino, egli si ha a bastanza di-
chiarato di sopra. Ma lasciate quelle, voglio che contra la verità quelli scrivano tutte
le cose scelerate et le persuadano ai lettori. Che sarà poi? Furono huomini gentili, non


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