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Plato - Epinomis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 22r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Pallidezza, decima-
quinta figliuola dell'Herebo.
La pallidezza della faccia, et di tutto il corpo, è un colore essangue
di sangue che manca, et appresso è certissimo argomento d'infermo et su-
bito timore. Questa è figlia della Notte et dell'Herebo, secondo che vuo-
le Crisippo. Et ciò afferma, attento che tutto quello che dalla luce del So-
le non è veduto, o che l'animo nodrisce con buona sanità, facilmente viene
occupato dalla pallidezza. Onde, essendo stato detto di sopra che l'He-
rebo non vede il Sole né sente il calore, et per ciò dove queste cose avengono si raffredda
il sangue et per contraria digestione si corrompe, di che per consequenza è necessario
che la pallidezza nasca, come a pieno si vede in quelli che lungamente rinchiusi in oscu-
ra prigione vengono in luce; overo che per infermità corporale lassi si levano; overo assa-
liti da subita paura impallidiscono.
Tenebra, decima-
sesta figliuola dell'Herebo.
Dell'Herebo et della Notte la Tenebra essere figliuola, senza testimo-
nio d'altri si crede. Ma accioché la madre et la figliuola non paiano
una cosa istessa, in questo sono differenti. Nella notte si vede alcuna
cosa lucente, come è la Luna, le Stelle, et alle volte il fuoco. Nella te-
nebra poi nessun lume già mai non appare; et se apparerà in alcun
loco, non si dirà più tenebra.
Sonno, decimoset-
timo figliuolo dell'Herebo.
Il sonno, secondo alcuni, è una forza d'intrinseco fuoco, et
un riposo sparso per le membra afflitte et dalla fatica stanche. Se-
condo altri poi è una quiete degli animali con l'intentione delle
virtù naturali. Di questo scrive Ovidio in tal modo:
Sonno piacevolissimo riposo
D'ogni cosa creata, e insieme dolce
Quiete degli dei, pace, e contento
De l'animo, che fugge ogni pensiero;
Tu sei quel, ch'accarezzi i corpi lassi
Da le dur'opre, et le fatiche scacci.

Ma più a pieno Seneca Poeta nella Tragedia d'Hercole Furioso descrive le commodità
del sonno, dove dice:
Tu Sonno domitor sei d'ogni male
De l'animo riposo, et miglior parte
De la vita mortal, volubil prole
De la gran madre Astrea, frate a la dura
Languida Morte, ch'a le cose vere
Mesci le false del futuro, e certo
De l'uno, et l'altro sei pessimo auttore.
O padre delle cose, o de la vita
Porto, e riposo de la luce, e appresso
Compagno de la notte, ch'egualmente
Il re, e il famiglio a ritrovar pur vieni;


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