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Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


virtù il fanno vedere, et di lui parlano. Et adunque noi crederemo che Platone volesse
questi virtuosissimi huomini et gloria dei luoghi essere cacciati dalla città? O stolto capi-
tolo. Potrei dire molte cose di Persio Volterrano et di Giuvenale d'Aquino, per le
quali si vedrebbe chiaramente non essere stato intentione di Platone questi tali essere da
cacciare dalla città. Ma l'animo mi guida a narrare le vedute et produr di quelle, che
da questi non si possano negare né gittare dopo le spalle. Crederò adunque Platone es-
sere stato sì pazzo c'havesse giudicato Francesco Petrarcha dover essere cacciato dal-
la città? Il quale dalla giovenezza sua facendo vita casta, di maniera abhorrisce le
sporcitie veneree che a chi il conosce egli è santissimo essempio d'honestà; di cui la bu-
gia è mortale inimico; il quale è rifutatore di tutti i vitii et venerabile arca di verità,
splendor di virtù, et regola di catolica santità. Pio, benigno, divoto, et talmente ver-
gognoso che merita essere chiamato un altro Parthenia. Egli è, appresso, gloria della
facultà poetica et orator soave et facondo; al quale essendo manifesto tutto il seno di
Philosophia, ha un ingegno oltre uso humano acuto, una memoria tenace, et la cogni-
tione piena di tutte le cose, quanto mai in huomo sia possibile. Là onde tutte le opre
sue, così in prosa come in verso, che molte ve ne sono, risplendeno con tanto lume, han-
no tanto soave odore, sono riguardevoli per tanti fioriti ornamenti, dolci per la ele-
ganza delle gravi parole, et saporite per lo maraviglioso suco delle sentenze, che so-
no tenute più tosto essere fatte con artificio d'ingegno divino che humano. Che dirò tan-
te cose? Veramente egli avanza l'huomo et di gran lunga trappassa le forze de' mor-
tali; né io predico queste lodi come quasi ch'io comendi un huomo antico et già mol-
ti secoli morto, anzi riferisco i meriti (mentre piace a Dio) d'uno che vive et vale. Il
quale, famosi Laceratori, se non credete alle mie parole, con la fede degli occhi potete
vedere. Né dubito che di lui avenga quello che molte volte è accaduto a' famosi huomi-
ni, come dice Claudiano:
La presenza minor rende la fama.
Anzi arditamente affermo che la di lui presenza aggrandirà la fama, tanto è notabi-
le per la maestà dei costumi, per la facondia della soave eloquenza, per la piacevolez-
za et per la ben composta vecchiezza; onde di lui si potrebbe dir quello che di
Socrate si legge in Seneca philosopho morale, cioè gli auditori suoi haver cavato più
dottrina dai suoi costumi che dalle parole. Et per tacere una volta di questo Famosis-
simo huomo, prego che questi mi dicano se questi tali Poeti saranno cacciati da Plato-
ne fuori della città? Et se simili sono cacciati, vorrei m'allegassero quali cittadini ei
sia per introdurvi? Piglierà forse dei ruffiani, dei gnatoni, dei parasiti, dei lussuriosi,
degli ubbriachi o dei degni delle forche, et simili a loro? O Felice, o lungamente
per durare Republica di Platone, se caccia i poeti et habbia questi cittadini mi-
nistri dei costumi et vite degli huomini. Ma sia lontano ch'io pensi il dottissi-
mo huomo haver inteso questo ch'eglino interpretano; anzi tengo et i famosi poe-
ti et tutti gli altri simili a loro non tanto essere cittadini delle città et della sua Re-
publica, ma prencipi et maestri. Ma questi stomacosi diranno, se non questi,


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