BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Plato - Alcibiades II » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 268r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


quello che non sapevano, cioè che Boetio mentre gridava le Muse essere meretrici egli
havere voluto intendere della triviale spetie delle Muse; et però disse Scenice meretri-
ci, il che chiarissimamente questi oppositori havrebbono potuto vedere se havessero in-
teso quello che dopo poche parole detto dalla Philosophia si legge. Dice in tal modo:
Ma lasciatemelo da curare et sanare alle mie Muse. Et accioché più chiaramente si
vedesse ch'egli parlava della seconda spetie delle Muse, molte volte nei seguenti scritti
la Philosophia introduce alla cura et consolatione di Boetio le dilettationi dei versi
et le fittioni poetice. Adunque, poscia che la Philosophia al suo arteficio congiunge quel-
le, egli è da tenere che siano honeste; et se sono honeste, et ancho quelli a' quali sono fa-
migliari (sì come vuole la produttione di questi tali) è di necessità che siano honesti
huomini. Di che le Muse vengono ad essere honeste, et i poeti sono honestissimi, onde in-
vano questi tali si sono sforzati con vergognosa infamia infamare né quelle né que-
sti. Percioché le Muse non ponno essere oltraggiate perché l'ingegno del poe-
ta sia cattivo et lascivo, che alhora questa sorte di Muse che a loro favorisce non è
la buona né la vera.
Ragionamento
dell'auttore al Re.
Con quelle ragioni che io ho potuto, Clementissimo Re, ho ribut-
tato le oppositioni di questi maligni et iniqui huomini; et se io non
havessi havuto riguardo all'honestà mia, mi sarei rivolto con più
ree parole et acuti stimoli contra la vita et costumi suoi. Nondi-
meno, tengo ch'eglino diranno oltre le dette molte altre cose, a tut-
te le quali volendo rispondere la oratione andrebbe troppo in lun-
go; et la troppo abondanza delle parole molte volte rincresce agli ascoltanti medio-
cri, non che agli animi reali involti in maggiori affari. Et però, per non essere no-
ioso a tua Maestà et non parere che io voglia cacciare questi oltre i confini del mon-
do, essendo più tosto da havere compassione alla loro ignoranza che da procedere con-
tra la loro meritata ruina, ho in animo far fine, et far cosa che essi non farebbono, cio-
è con gratia tua inanzi il fine di questo libro deporre ogni mia ira et giusto sdegno, per-
donando alla loro malignità et parlando verso loro con amichevoli parole, per vedere
se forse io potessi cangiare in meglio il suo consiglio et openione.
Preghi dell'auttore
verso gli inimici del Poetico nome per ri-
durli a miglior openione.


pagina successiva »
 
p. 268r