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Philo Alexandrinus - De opificio mundi » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 272v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


dandomi almeno delle appartenenti alla superficie favolosa, per lo diffetto de' libri, cir-
ca il principio di quest'opra haver scritto molti huomini della prole dei dei esservi per
mancare. Et se pure si dirà che i libri si trovano, che tra mortali havrà tanto ardire
che uscendo fuori dica che gli habbia veduto tutti et letto? Io veramente confesso sen-
za rossore di fronte me non haver veduto né ancho quelli c'hanno potuto veder gli altri;
onde non negherò che non ne possano essere stati lasciati molti, et alcuni ancho per di-
fetto della debile memoria pretermessi, perciò che non basta l'havergli veduto. Di che
prego i ricordevoli che mi perdonino, né vogliono attribuire a malitia quello che è ave-
nuto per ignoranza overo per oblio. Vi è ancho un'altra cosa contra la quale ponno for-
se parlare gli huomini sublimi, cioè d'intorno le espositioni dei sensi dati alle favole.
Sia da me lontano che a questi voglia oppormi, attento che tengo che ciò possa [e] essere
possibile, non havendo mai havuto ardire di presumermi tanto, anzi imaginato essere
poco atto a queste cose. Et chi ritroverà d'huomo imperfetto opra perfetta? Egli è solo
in poter d'Iddio comporre l'opre perfette, perché anch'egli è perfetto. Nondimeno, se alcu-
na cosa più temeraria d'intorno ciò ho oprato, ottimo Re, guidato da' tuoi comanda-
menti la ho fatta. Et però se d'intorno questa parte mi sarò men bene diportato, il peso
sia imposto a tua grandezza. Ma io prego questi più prudenti per lo venerabile et
santo nome della philosophia, la quale penso honorino, che, sì come di una certa auttorità
de' più prudenti usando, infingono i denti nelle cose men bene commesse, così ancho con
la humanità pia vi porgano rimedio; percioché non è cosa insolita che gli huomini eru-
diti veggiano quello che non ha veduto l'indotto, se alle volte gli indotti hanno veduto
delle cose non vedute dai dotti. Io son huomo, onde non è cosa nova né maravigliosa un
huomo haver peccato; attento che sì come dice Oratio:
Ancho a le volte dorme il buon Homero.
Oltre ciò, furono cento gli occhi d'Argo, che a due a due per volta dormivano et gli al-
tri vegghiavano; et nondimeno non puotè vietare che una volta non si chiudessero tut-
ti. Onde eglino suppliscano alle dichiarationi delle favole et mutino quello che male si
ha esposto, et in meglio riformino quello che men bene si ha dichiarato. Io veramente,
se bene a pieno non ho scritto il tutto giusto né intiero, nondimeno m'ho creduto farlo;
il che non essendo, non sono così ostinato che non confessi il mio peccato humilmente,
et che con grato animo non tolga la correttione; sì come huomo il quale, se bene con tut-
ti i piedi camino verso la vecchiaia, non mi vergogno imparare, anzi desidero et cer-
co. Se eglino faranno questo l'opra verrà perfetta, et io divenuto più dotto per la loro
liberalità diverrò più lodato.
Che nella presente
opra non v'è incluso nessuna historia né favola che non
sia tolta dai comentari degli antichi.


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