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Aristoteles - De divinatione per somnum » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 277v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


rato, et crescendo in età tra i dottori della sacra legge, mentre gli scioglieva gli an-
nodati dubbi, non dio, ma fanciullo di maravigliosa speranza fu tenuto. Non an-
cho l'eterno splendore della verità haveva levato la nebbia dalle menti loro che co-
noscessero il vero Iddio a quelli promesso, veggendolo formato di mortal carne. Oltre
ciò, ho per cosa certa colui il quale lasciata l'habitatione celeste tolse la forma di ser-
vo d'Iddio, et tra gli huomini havendo già conversato trent'anni, fu lavato nel fiu-
me Giordano dal peloso et selvaggio Propheta, che fu tratto dal ventre della madre pie-
no di Sacro Spirito per aprire la porta della celeste salute; onde il cielo intornò di so-
pra et un forte mormorare d'una eminente nube si sciolse in voce di deità, dicendo:
Questo è il mio figliuolo diletto, nel quale a me sono bene compiacciutto; udite lui.
Appresso questo, credo et ho per cosa ferma che in Galilea facesse di acqua vino,
per dimostrare la divinità nascosta nel sacro petto; et indi pigliato il sacro consortio
se n'andasse in Giudea, nelle città dei Phenici, in Samaria et Galilea, dove con la ce-
leste scienza nel tempio et nelle sinagoghe ammaestrò i popoli, curò leprosi, ritornò
la favella a' mutoli, allumò ciechi da natività, fece di morti vivi, comandò alle febri, al-
l'onde et ai venti, et in molte altre cose mostrò segni della sua deità. Dopo questo ho
per fermo che, venendo l'hora sua, procurando la invidia degli hebrei sacerdoti con-
tra quello, dopo l'havere lavato e' piedi agli Apostoli et celebrato quel gran convito nel
quale con le sue proprie mani et parole fu ordinato quello ineffabile sacrificio della
nostra communione, dove diede il suo corpo in cibo et il suo sangue in bere così ai pre-
senti come ai futuri, essendo venduto da un scelerato et iniquo de' suoi compagni, for-
nita la oratione nel diserto fu preso dalla rea et perversa turba de' Giudei, che con fusti
et lanterne il cercavano, et condotto alla presenza de' principi. Dove falsamente accusa-
to da alcuni falsi testimoni, così sopportendo l'humiltà sua, et di qui condotto nel palazo del
preside et beffato, fu battuto con le verghe, ornato di corona di spine, con sputi et sor-
gozzoni oltraggiato, et ultimamente a guisa di ladro sententiato, conficato in un'alta cro-
ce, et in quella con aceto et fele abbeverato. Del quale essendo già per l'humanità vinta da-
i supplici venuto al fine la vita, overo, et istimo meglio, come piace a Thomaso d'Aqui-
no, havendo volontariamente raccolto le forze et mandato fuori lo spirito, tremò tutto il
mondo, et lo splendore del Sole di mezzogiorno per tre hore si oscurò, offuscata la Luna
in contrario; benché a Policano altrimente scriva Dionisio Ariopagita, di che mi mara-
viglio. Indi, essendoli forato il petto con una lancia da un cieco soldato mandò fuori san-
gue et acqua, dal quale credo habbiano havuto principio tutti i sacrifici della nostra sa-
lute. Né meno ho per certo ch'ei fosse levato di croce et sepolto, et poi per virtù della sua
deità, sì come haveano predetto i sacri Propheti, dopo il terzo giorno, sì come Giona del
ventre della balena, così dal ventre della terra vincendo la morte resuscitò, et ritornato vi-
vo visitò le case infernali; dove rompendo le porte infernali et mettendosi sotto e' piedi
Plutone, ritornò in libertà tutta l'antica preda. Et dopo questi apparve molte volte ai suoi;
et stando nel mezzo di loro, che lo vedeano senza esser impedito dalla corporea salma,
col vero corpo già mortale da sé stesso volò in cielo da colui che lo havea mandato in Ter-


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