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Pseudo-Dionysius - De divinis nominibus » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 23r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


i riposanti et col suo peso aggravare i dormienti, che ciò sentono. La cagione di tal cosa
istimano molti essere lo stomaco aggravato dal soverchio cibo et vino, overo vuoto per lo
digiuno lungo; et che altramente mai non predomini alcuno assalito da altri humori. So-
no di quelli che vi aggiungano le sollecitudini, et dicano Virgilio haver inteso Didone
haver veduto fantasme, mentre lamentandosi con la sorella così le dice:
Quei sogni, che mi tengono sospesa,
Mi smarriscono ogn'hor.

Et quelli insogni, per licenza poetica, ivi essere stati posti impropriamente per fantasme.
La seconda spetie si chiama insogno causato dalla premeditatione, come pare che voglia
Tullio nel libro della Republica, dicendo: Aviene spesse volte, ch'i pensieri et i nostri ra-
gionamenti partoriscano alcuna cosa all'insogno.
Il che ancho scrive Ennio di Homero,
del quale medesimamente vegghiando soleva pensare et parlare spessissime volte. Etc. In que-
sta specie di sonno, adunque, l'amante vedrà la donzella da lui amata venire ne' suoi ab-
bracciamenti, o infelicissimo pregherà quella che fugge. Il nocchiero vedrà il mare tran-
quillo, et la nave che solca quelle con le vele spiegate, e che per fortuna si rompi. Così an-
cho il villano indarno s'allegrerà riguardando le biade ne' campi fiorite, et piangerà le
rovinate. L'ingordo trachannerà le tazze piene di vino. Il digiuno desidererà i cibi, o con
il ventre vuoto divorerà gli apposti dinanzi a lui. Delle considerationi, poi, alcuni voglio-
no Didone ferita d'amore haverne veduto parte, percioché pare che Virgilio dimostri la
consideratione quando dice:
Per l'animo d'Enea la gran virtutte
Va rivolgendo, e 'l chiaro honor de' suoi,
Tien l'imagine sua fisa nel petto,
Et le parole; né riposo dona.

Et quello che va dietro. Così, come dalla consideratione pare che prevenga l'insogno. Ma
perché procedono dall'affettione, insieme col sonno sen' vanno in fumo, come l'istesso Vir-
gilio mostra, dove dice: Ma ci mandano al cielo i falsi insogni. La terza spetie si chiama
sogno, per lo quale piace a Macrobio che si sognino cose vere ma sotto coperta però, co-
me per auttorità di Mosè vide Giuseppe i mazzi di spighe di suoi fratelli ch'adoravano
il suo. Et come dice Valerio che fece Astiage, il quale vide una vite et l'urina ch'usciva da
le parti genitali d'una sua figlia. Ciò vogliono ch'avegna stando l'huomo sobrio, come
per lo più siamo facendosi il giorno. La Quarta spetie poi si chiama Visione, la quale se-
co non apporta dubbio alcuno; anzi quello che ha a venire con chiara dimostratione ma-
nifesta, come dormendo fece Arterio Ruffo Cavalieri Romano, a cui parve la notte vede-
re che, stando egli a riguardare il dono dei gladiatori a Siracuse, che dalla mano d'uno
che faceva reti fosse passato dall'uno all'altro lato. Il che raccontato a molti la mattina,
quel giorno istesso gl'intervenne. La Quinta et ultima spetie di sogni fu dagli antichi
detta oracolo, la qual cosa Macrobio vuole che sia quando dormendo veggiamo alcuno di
nostri parenti et maggiori, overo qualche huomo di gran riputatione, come un Pontefi-
ce overo esso Iddio, che si dica o ci riveli alcuna cosa; come avenne a Giuseppe, in sogno
avisato dall'angelo che togliesse il fanciullo et la madre di quello et seco se n'andasse
in Egitto. Ma alcuni degli antichi, come a bastanza si può considerare per le parole di
Porphirio Philosopho, istimarono tutte le cose vedute nella quiete esser vere, ma, sì come


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