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Galenus, Claudius (Pseudo) - De ordine utriusque ordinis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 281r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


se io, lasciamo tutte quelle cose che si potrebbono haver detto overo ricercato la ma-
teria, havessi solamente scritto quelle che mi occorrevano nella memoria d'intorno le
lunghissime historie et favole, d'intorno i particolari atti così delli dei come degli huo-
mini, d'intorno i molti sensi delle fittioni, d'intorno il testimonio delle favole et hi-
storie antiche, d'intorno le auttorità, le openioni et le relationi, et d'intorno
simili altre cose, quando mai istimano c'havrei dato fine a quest'opra? Veramente a
pena un secolo vi sarebbe bastato, et il volume sarebbe divenuto sì grande, che nel
primo solo incontro tutti i lettori si sarebbono smarriti. Et però mi sono imaginato
essere stato assai l'haver liggiermente toccato quelle cose che si sono dette, percioché non
scriviamo ad un fanciullo, né al volgo da poco; anzi, sì come altre volte è stato detto,
ad un dottissimo re, et ad huomini saggi, se alle volte dalle tue mani, Serenissimo Pren-
cipe, sarà per pervenire ad altri quest'opra. Oltre ciò, accioché gl'ingegni s'essercitino,
non così a pieno sono da scrivere tutte le cose. Attento che quelle cose che s'acquistano
con qualche fatica sono solite più a piacere et essere tenute con maggior diligenza di
quelle che da sé stesse entrano nell'intelletto del letore. Egli è ancho da lasciare spatio
di scrivere ai posteri, accioché non paia c'habbiamo havuto invidia ai futuri, mostran-
do con una certa arroganza, alla cui tutti aspiriamo, haver occupato la gloria dei poste-
ri. Adunque con benigno animo egli è da sopportare quello che per honeste cagioni è
stato detto brevemente, overo per cagione di brevità lasciato. A quelli poi che diranno
che alle volte io sia stato più lungo del debito, non so che risponderli altro, eccetto che
mi è stato bisogno così essere, o perché alle volte (come aviene) la dilettatione dell'intel-
letto mi spingeva; la quale ancho ai più prudenti talhora concede la penna liberalissi-
ma. Ma che? Sì come le cose brevi hanno possa di essercitare gl'ingegni degl'intendenti,
così le più ampie provocar quelli dei meno intendenti. Et però quelli che più sanno, ri-
cordinsi ch'ancho eglino una volta sono stati rozzi; di che senza sdegno sopportino se
un poco più ampiamente si ha durato fatica per li più giovani.
Che per vero et non
finto comandamento del Re quest'opra è stata composta.
Saranno forse di quelli che diranno quello che alle volte è
stato ancho detto d'alcuni altri famosi huomini, cioè che io ho finto
per gloria del nome mio haver per tuo comandamento, o inclito
Re, composto quest'opra. Onde non essendo ciò vero, la loro fede
sarà tarda; ma si conoscerà bene il scelerato animo di quelli, che ar-
dendo d'invidia fanno falsa coniettura contra gli altri. Egli è cosa
certa, per usare delle parole di Cicerone, che tutti siamo guidati dallo studio di lo-


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