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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 27r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


dai denti degli invidiosi. Perciò che io con la vela spiegata dalle foci del Orco piglio
il viaggio, pregando colui che (Pericolando nel mare di Genesareth i discepoli) coman-
dò ai venti et l'onde, che drizzi il mio camino a buon porto.
L'Ethere o vogliamo
dir Foco, vigesimoprimo figliuolo dell'Herebo, che
generò Giove primo et Celio, overo Cielo.
L'Ethere, o vogliamo dir Aere o Fuoco, sì come piace a Tullio
nelle Nature dei Dei fu figliuolo della Notte et dell'Herebo. Il
quale, come che alle volte propriamente sia tolto per lo Cielo, non-
dimeno da molti pare che sia istimato l'elemento del foco. Così testi-
monia Uguccione; così pare che voglia Ovidio nel principio del
suo maggior volume, dove dice:
Ciò sopra pose il liquid'aer, che manca
Di peso, e in sé non ha feccia terrena.

Et quello che va dietro. Alcuni tennero questo essere la prima causa di tutte le cose, co-
me di sopra è stato detto; et similmente Pronapide dimostra con la sua fittione essere
figliuolo di Demogorgone, mentre disse ch'il Chaos infiammato mandò fuori sospiri. Ma
m'è paruto credere a Cicerone, il quale Foco, come che molti il facciano sterile, egli non-
dimeno scrive che fu fecondo, et che generò Giove primo et Celio; da' quali venne et
discese poi tutta la gran prole dei dei.
Giove primo figliuolo
dell'Ethere, il quale tra maschi et femine hebbe tredici figliuoli;
il primo de' quali Minerva, il secondo Apis, il terzo il Sole,
quarto Diana, quinto Mercurio, sesto Tritopatreo, settimo
Ebuleo, ottavo Dionisio, nono Hercole, decimo Proserpina,
undecimo il padre Bacco, duodecimo Epapho, et l'ultimo Scitha.
Dice Theodontio che Giove primo fu figliuolo dell'Ethere et del
Giorno; del qual Giove veramente, come che sia stato ornato di così
chiaro nome, non mi ricordo haver letto alcuna cosa, et poche inte-
se che siano lodevoli. Raccontava Leontio, huomo Greco et di tali
narrationi copiosissimo, costui pria c'havesse così gran nome essere
stato chiamato Lisania, huomo d'Arcadia et veramente nobile. Il
quale d'Arcadia se n'andò ad Athene, et essendo di grand'ingegno, et veggendo in quel
rozo secolo gli Atheniesi vivere rozamente et quasi da fiere, prima d'ogn'altra cosa


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