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Aristoteles - De iuventute et senectute » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 29r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


è come discesa da Iddio. Percioché i Phisici vogliono tutta la virtù intelletuale essere lo-
cata nel cervello, come in una fortezza del corpo. Di qui fingono Minerva, cioè la sa-
pienza, nata dal cervello d'Iddio, affine ch'intendiamo ogni intelligenza et ogni sapien-
za essere infusa dal profondo segreto della sapienza divina; la quale Giunone, cioè la ter-
ra, in quanto a questo sterile non poteva concedere né può dare. Perché, col testimonio del-
la Sacra Scrittura, Ogni sapienza viene dal Signor Iddio. Et ella istessa medesimamen-
te ivi dice: Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo. Et così veramente con industria fin-
sero quella non come noi siamo generati, ma dal cervello di Giove essere nata, per di-
mostrare la singolar sua nobiltà lontana da ogni terrena sporcitie et feccia. Indi a lei si
attribuisce la virginità perpetua et poi la sterilità, accioché per questo si conosca che
la sapienza mai non si macchia per alcun appetito né atto delle cose mortali; anzi sem-
pre è pura, lucida, intiera et perfetta. Et in quanto alle cose temporali è sterile, essendo
i frutti della sapienza eterni. Ciò che sentirono poi del suo contrasto, egli si scriverà più
di sotto, dove si tratterà d'Erittonio et di questo contrasto. Si cuopre con una veste a tre
falde, accioché siano intese le parole dei saggi, et specialmente di quei che fingono sotto
coperta di sensi diversi. A lei appresso è consacrato un arbore dipinto, affine che cono-
sciamo i parlari dei savi essere ornati, fioriti, eleganti et molto limati. La Nottola poi, a
lei dedicata invece della cornice, è per dimostrare il savio con l'avedimento conoscere
le cose poste in oscuro, sì come ancho la nottola vede nelle tenebre; onde cacciate via le
ciancie et il garrire, dia opra in haver riguardo a tempo et luoghi. Minerva poi è de-
rivata, come dice Alberico, da Min, che significa non, et erua, che vuol dir mortale; on-
de nasce la sapienza essere immortale. Pallade et Athene è nome convenevole ad altre
Minerve; di che dove d'elle si tratterà, esporremmo il tutto. Ma Tritonia è detta da un
loco o vero da un laco, il quale in Africa è detto Tritone, là dove ella al primo tratto com-
parve. Esposte adunque le fittioni in questo modo, egli è da passare all'historia, et sa-
pere che Minerva fu una certa donzella della cui origine non s'ha cognitione; la qua-
le essendo di grand'ingegno, come dice Eusebio, regnando Phoroneo in Grecia, prima
appresso Tritonia palude over lagho d'Africa comparve, non sapendo nessuno da qua-
li contrade ella si fosse venuta. Dice nondimeno Pomponio Mela nella sua Cosmogra-
phia
che gli habitanti istimarono quella essere ivi nata; et le favole ne fanno fede, per-
ché quel giorno natalitio che pensavano essere stato il suo lo celebravano con giuochi di
donzelle che tra loro contrastavano. Questa adunque havendo trovato il filar della la-
na, la testura et molte altre cose artificiose, fu tenuta per famosa dea. Et perché tutte
le sue inventioni parevano derivare da sottile ingegno et da sapienza, fu aggiunto lo-
co alla favola ch'ella fosse nata dal cervello di Giove. Di costei dice Agostino nel li-
bro della Città d'Iddio che, regnando Egigi in Attica, ella comparse in habito virgi-
nale appresso il laco Tritone, sì come è stato detto; et essendo inventrice di molte opre,
tanto più facilmente fu tenuta dea quanto meno la di lei origine fu incognita. Né
da Eusebio è differente Agostino nel tempo, percioché l'istesso Eusebio dimostra Pho-
roneo et Ogigi essere stati ad un medesimo tempo. Et perciò io ho ascritto costei fi-


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