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Augustinus, Aurelius - De civitate Dei » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. VIIr

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


Scrisse la Theseide, opra in ottava rima nella cui si contengono i fatti di Theseo, et fu
il primo inventore di tale testura, percioché per inanzi non mi ricordo io haver trovato
ch'altri la usasse. Fece medesimamente una Apologia <in> Difesa del Petrarcha contra gli Invi-
diosi et Maledici
, sì come ne fa fede l'instesso nella ottava Epistola del quintodecimo li-
bro delle Senili. Compose ancho molte rime et altre simili cose; ma per dire il vero,
lo stile volgare in verso non gli fu troppo amico. Nondimeno a' suoi giorni, tra Dante,
il Petrarcha et lui, a quello era attribuito il terzo luogo, sì come dimostra il Petrar-
cha in una lettera scritta al Boccaccio; dove dice: Io odo che quel vecchio da Ravenna,
non inetto giudice della Poesia volgare, ogni volta che si ragiona di così fatta cosa,
che egli ha sempre in usanza d'assegnarti il terzo luogo. Se questo ti dispiace, parendo
a te ch'io sia un ostacolo, che non sono, ecco, se tu voi, io ti cedo et ti rinun-
tio il secondo luogo; intendendo tuttavia che nel primo sia Dante.
Così ancho Benve-
nuto da Imola in una lettera scritta al Petrarcha parlando della spositione d'alcuni
poemi di Dante, Petrarcha et Boccaccio così ragiona: Ma io lo faccio per mostrare
a' posteri di haver suscitato i tre Prencipi de' Poeti de' nostri tempi, i tre chiarissimi
lumi della greca, della latina et della lingua volgare; Dante cioè, te medesimo, et Gio-
vanni Boccaccio. Sì che si comprende egli non essere stato indegno Poeta. Nondimeno,
veduti c'hebbe un giorno il Boccaccio i sonetti et le canzoni con le altre compositio-
ni simili del Petrarcha, conoscendo quanto le sue fossero inferiori a quelle deliberò do-
narle alle fiamme et non acconsentire che mai si vedessero; il che inteso dal Petrarcha
fu da lui sconsigliato con una Epistola, nella cui si leggono queste parole: Perdona alle
fiamme, et habbia compassione de' tuoi scritti, et alla publica utilità et dilettatione.

Qui non starò io a disputare che cosa lo movesse a comporre questa et quell'opra,
et ciò ch'egli vuole inferire nel tale et nel tal luogo, perché ne lascio la cura agli spo-
sitori. Quello per le sue degne virtù fu fatto citadino Fiorentino, et dalla Republica
fu adoprato in molti negotii publici. Egli fu quello che per la comunità di Firenze fu
mandato ambasciadore al Petrarcha per la sua restitutione, sì come si legge nella quin-
ta Epistola del Petrarcha dopo le Senili scritta a' Fiorentini; il che fu negli anni
MCCCLI a tredeci d'Aprile. Nondimeno il Petrarcha non solamente non venne
a Fiorenzo, ma ancho fu cagione che il Boccaccio se ne levasse, perché essendo per le
parti la città divisa, et M. Giovanni né all'una né all'altra accostandosi, secondo il
consiglio di M. Francesco per lo meglio elesse per qualche tempo viversene fuori; il
che fece. Onde Giovanni Thiodorigo parlando della vita del Boccaccio non devea du-
bitare perché Raffaello Volaterano il chiami Giovanni Boccaccio da Certaldo,
et Antonio Sabellico nel nono libro ragionando di lui così dica: Fuit ea tempestate
in re literaia clarus Ioannes Boccacius Florentinus Certalda domo, vir copioso in-
genio et cuius varia extant studiorum monumenta.
Le cui parole paiono quasi far
dubitare che il Poeta fossi Fiorentino et di casa Certalda, overo che non sia l'i-
stesso che vuole il Volaterano, attento che la propria sua origine, sì come chiaramen-
te habbiamo mostrato, fu da Certaldo; et come che il Sabellico il chiami Fiorentino


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