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Origenes - In Evangelium Johannis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 40r

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


namente significa soave, percioché è di soavissimo odore; et come pare che voglia Petro-
nio Arbitro molto appropriato alla libidine, di maniera che afferma si haver portato una
bevanda di Mirra per infiammar la lussuria. Ma Fulgentio, sì come in più altre cose, più
altamente giudicando d'intorno questo, dice Mirra essere un arbore in India che arde
per li raggi del Sole; et perché dicevano il Sole esser padre di tutte le cose, però essere sta-
to detto Mirra haver amato il padre, et mentre il Sole ardentemente l'infiammasse man-
dar fuori dalla parte di sopra della corteccia alcune sfessure, et così essere stato detto il
padre haverla ferita et fattone uscir Adone, cioè la soavità dell'odore.
Adone, figliuolo di
Mirra et nipote di Cinara.
Adone del Re Cinara suo avo et di Mirra sua sorella fu figliuolo, sì co-
me con lunghi versi nel suo maggior volume dimostra Ovidio; del qua-
le recita tal favola. Dice che, essendo egli divenuto un bellissimo garzo-
ne, grandemente fu amato da Venere, che a caso dal suo figliuolo fu d'
amor percossa; la quale seguendo lui con grandissimo diletto per selve
et boschi, et seco usando de' suoi abbracciamenti, più volte l'avisò che si
schifasse dall'armate fiere, et solamente cacciasse le disarmate. Ma avenne un giorno ch'
egli, mal ricordevole delle parole di Venere, facendo empito in un cigniale da lui fu mor-
to; il quale poi Venere amaramente pianse et converse in purpureo fiore. Macrobio nel li-
bro dei Saturnali si sforza con maravigliosa ragione dichiarare questo figmento. Dice
egli Adone essere il Sole, del quale niuna cosa non è più bella; et quella parte di Terra la
quale di sopra non habitiamo, cioè l'Emispero, esser Venere, attento che quella ch'è nell'
Emispero inferiore dai Phisici è chiamata Proserpina. Et così appresso gli Assiri et Pheni-
ci, a' quali appresso fu in grandissima riverenza Venere et Adone, alhora Venere con Ado-
ne da lei amato si dilettava, conciosia che d'intorno l'Emispero superiore il Sole si gira
con più ampio spatio; et indi diviene più ornato, perché la terra alhora produce fiori, fron-
di et frutti. Mentre adunque egli circonda i più brevi cerchi, di necessità caccia i maggio-
ri appresso l'hemisperio più inferiore. Et così l'autunno et il verno con pioggie continue
fanno la Terra dell'honor suo priva tutta fangosa, nel qual tempo il cigniale, ch'è anima-
le hispido, si diletta; et così dal cigniale, cioè dalla qualità del tempo ch'egli si diletta, Ado-
ne cioè il Sole pare tolto alla Terra, cioè a Venere; la quale indi fangosa diviene. Ch'Ado-
ne poi sia trasformato in fiore, penso ciò essere stato finto affine di mostrare la brevità del-
la nostra bellezza, perché quello che la mattina è purpureo et colorito, la sera languido,
pallido et fracido diventa. Così l'humanità nostra la mattina, cioè nel tempo della gioven-
tù, è fiorita et splendida; la sera poi, cioè nel tempo della vecchiaia, diventiamo pallidi, et
corriamo nelle tenebre della morte. Ma tuttavia dica quello che si voglia Macrobio o gli
Assiri, l'historia nondimeno pare che voglia, et Tullio lo dimostra dove tratta delle Na-
ture dei Dei
, Venere essere stata concetta in Soria et Cipro, cioè da un huomo Assirio et
da una donna Cipriana, la quale gli Assiri chiamarono Astarcon; et si maritò in Adone,
come dice Lattantio nel libro dell'Institutioni Divine. Ma nella Sacra Historia si


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