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Biblia, Rm » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 41v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


morire. Questa scelerità sola di costui ci ha lasciato la lunga antichità.
Didone, figliuola di
Belo et moglie di Siceo.
Il famoso honore et lume della pudicitia Donnesca Dido-
ne (come piace a Virgilio), fu figlia del Re Belo. Questa bellissima
donzella (morto Belo) [Ti] ridiedero per moglie ad Acerba o Sicarba o
Siceo sacerdote d'Hercole, il quale poi da Pigmaleone per avaritia
fu morto. Costei adunque, dopo le lunghe bugie del fratello, avisata in
sonno dal marito, et in lei acceso un animo generoso, fatta una con-
giura con molti di quelli a' quali sapeva Pigmaleone essere in odio, di notte segretamente
montata in nave con tutti i thesori ch'erano stati del marito si partì di Tiro. Et giunta
nel lito d'Africa (come ancho a Tito Livio piace) venne a mercato con gli habitatori di
quel paese, che la persuadevano a fermarsi ivi, di comprare tanto terreno quanto poteva
circondare et capire la pelle d'un bue. Onde ridotto il coiro in liste sottilissime, occupò
molto terreno. Et ivi mostrati ai compagni del suo viaggio i thesori nascosti, edificò
una città da loro chiamata Cartagine, et la rocca dalla pelle del bue fu detta Birsa. A
questa tal città, piace a Virgilio che Enea fuggitivo et dalla fortuna del mare cacciato
pervenisse; onde ricevutolo cortesemente et di lui inamorata, seco si giacque. Di che poi
alla sua partita non potendo sopportar l'incendio amoroso, sé stessa occise. Il che dimo-
stra Giustino et gli altri historici antichi essere falso; perché dice Giustino che, essend'
ella dal Re di Musitani sotto pretesto di guerra dimandata ai Prencipi di Cartagine
per sposa, quelli sapendo l'intentione di lei essere di voler vivere casta, s'imaginarono
d'ingannarla. Là onde dissero che il Re di Musitani havea loro richiesto sotto nome di
guerra che i Prencipi di Cartaginesi dovessero andar a viver in Musitania perché egli
voleva imparar i costumi de' Cartaginesi, ma che nessuno di loro non si trovava che vo-
lesse andar a vivere presso così barbaro Re. Di che Didone essortandoli ad andarvi, et
dicendo che ogni cosa si doveva lasciare per la salute della sua patria, et che colui non
era buon cittadino che per conservar la città temeva la morte, eglino subito le scopriro-
no la dimanda del Re, pregandola che non volesse esser cagione della loro ruina. Ond'ella,
veggendo che da sé stessa si havea dato la sentenza contra, chiese a quelli un certo termi-
ne, fra il quale promise d'andare a marito. Il qual termine giunto, ella fatto un gran rogo
nella più alta parte della città, sotto ombra di voler placare lo spirito del morto Sicheo,
sopra quello salì. Et stando intenti i cittadini a tal spettacolo per veder quello ch'ella si
volesse fare, tratto fuori un coltello che s'haveva nascosto sotto le vesti, disse: "Ottimi citta-
dini, sì come a voi piace, vado a marito." Così detto, sé stessa amazzò, eleggendo più tosto la
morte che machiar la pudicitia. Il che ancho è molto lontano dalla descrittion di Marone.
Anna, figliuola
del Re Belo.


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