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Galenus, Claudius - De febrium differentiis » Boccaccio, Giovanni Geneologia degli Dei - p. 42v

Boccaccio, Giovanni

Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano


a tutti quella essere stata una nave la cui insegna era un toro bianco, sopra la quale (fosse
con qual'inganno si voglia) salita sopra la donzella, et dati i remi all'acque et ai venti
le velle, ella fu portata in Creta et data per moglie a Giove; overo, secondo Eusebio nel
libro dei Tempi, ad Asterio Re, dal quale sì come è stato detto di sopra partorì i detti tre
<fi>gliuoli. Nondimeno piace ad Agostino che costui fosse chiamato Santo, et non Asterio.
Appresso, discordano del tempo di tal rapina molti auttori, attento che vi sono di quelli, co-
me dice Eusebio, che vogliono nell'anno quarantesimo di Danao Re d'Argivi Giove es-
sersi congiunto con Europa, et che poi Asterio Cretese Re la togliese per moglie; il quale
fu l'anno del mondo MDCCCLXIX. Altri poi dicono quella da' Cretesi rapita l'anno
del mondo MDCCCLXXVIII, regnando in Argo Acrisio. Ma alcuni vogliono che
fosse rapita nel tempo che Pandione regnava in Athene, cioè negli anni del mondo
MDCCCXVI. Il qual tempo più si conface con quelle cose che si leggono di Minos, fi-
gliuolo dell'istessa. Dice Varrone una imagine bellissima di bronzo di costei essere sta-
ta posta da Pithagora in Taranto; et questo si contiene dove tratta dell'Origine della
Lingua Latina
.
Cadmo, sesto figliuo-
lo d'Agenore, che generò Semele, Aga-
ne, Auttonoe et Inoe.
Per publica fama di tutti gli antichi, Cadmo fu figliuolo d'Age-
nore; il quale scrive Eusebio nel libro dei Tempi essere venuto insieme
col fratello Phenice da Thebe degli Egittii nell'anno decimosettimo
di Danao Re d'Argivi, et appresso Tiro et Sidone haver regnato.
Conciosia che (sì come di sopra si vede) molto prima ivi venisse Age-
nore cacciato dalla peste. Il quale Eusebio dopo queste cose scrive nel-
l'anno decimosesto del reame di Linceo Cadmo haver occupato l'Armenia; il che di so-
pra habbiamo ricordato essere stato fatto da Cilice. Questi nondimeno (come scrive Ovi-
dio) havendo Giove rapito Europa, fu mandato dal padre Agenore all'acquisto di lei, con
tal patto che non dovesse ritornar nella patria senz'essa. Il quale partitosi con buona com-
pagnia, né sapendo dove ricercarla, deliberò trovarsi novo paese; onde essendo giunto vi-
cino a Parnaso, hebbe per risposta dall'oracolo che seguisse un bue indomito, et dove
quello si fermasse, ivi facesse il suo seggio. Di che così havendo fatto fu guidato nel desti-
nato paese, nel quale fermandosi et gittando i primi fondamenti, dal nome del bue lo chia-
mò Boemia; et la città dagli antichi Egittii di Thebe, da' quali i suoi precessori erano di-
scesi, fu chiamata Thebe. Ma sì come dice Ovidio, volendo egli sacrificare et havendo man-
dato alcuni de' compagni a pigliar dell'acqua, avenne che per l'indugio del loro ritorno
Cadmo gli andò dietro, dove trovò ch'erano stati divorati da un ismisurato serpente.
Il quale riguardato da lui, udì una voce che gli disse che vederebbe ancho sé stesso ser-
pente. Nondimeno, havendolo amazzato, per oracolo divino gli trasse i denti et gli semi-


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